Come far convivere gatti e bambini

Come far convivere gatti e bambini

Quali sono i segreti per la convivenza perfetta tra gatti e bambini? Alcuni li ho imparati con l’esperienza e ho voglia di condividerli.

Spoiler: al primo posto delle domande a tema “bambina che vive con un animale” che mi sono sentita fare – e che non avrei voluto sentire – c’è senza dubbio “Hai tagliato le unghie al gatto, vero?”.

Spoiler/2: leggere per farsi due risate, ma anche imparare cose utili. 

come far convivere gatti e bambini

Oggi – 26 agosto 2020 – scopro che è la giornata internazionale del cane. Ed io, che a volte nella vita vado fuori tema e capita anche senza rendermene conto, ho scritto un articolo sul gatto e in particolare su come far convivere gatti e bimbiUna parentesi di seria leggerezza in questa strana estate di questo stranissimo anno.

Leggerezza, sì, perché le frasi che mi sono sentita dire – e che cito una per una – fanno decisamente sorridere (o un po’ piangere, se si pensa che qualcuno me le ha dette per davvero).

Serietà, sì, perché in base alla mia esperienza ho inserito qualche consiglio pratico su come far convivere al meglio felino e bebè.

come far convivere gatti e bambini

La convivenza tra bimbi gatti parte dalla gravidanza

La premessa è che i benefici che si hanno dalla convivenza con un animale, sono innumerevoli, soprattutto per i più piccoli.

Ad ottobre dello scorso anno, pochissimi giorni prima di partorire avevo pubblicato un pezzo (QUI) su Toxoplasmosi e gravidanza. Con tanti suggerimenti su come sopravvivere (soprattutto agli esseri umani) quando hai un gatto e una creaturina nella pancia.

In questo articolo voglio parlare del dopo

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Cioè del momento in cui torni a casa dall’ospedale e ti trovi a dover spiegare al tuo gatto – unico indiscusso sovrano di casa fino all’istante prima – che non sarà più lui il centro del mondo.

Chi ha un gatto, o conosce anche superficialmente la proverbiale permalosità dei felini, unita al loro totale egocentrismo, può capire che si tratta di un’impresa tutt’altro che facile. Faraonica oserei dire.

Un gatto potrebbe voltare le spalle al padrone devoto per molto, moltissimo meno. 

A me erano state inflitte varie punizioni quella volta in cui non avevo fatto in tempo ad andare nel supermercato che ha quella marca di quel suo cibo preferito e mi ero presentata con bustine e croccantini di altri brand.

Arrivo al dunque.

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Le cose da fare per rendere meno complicata la convivenza tra il gatto ed il neonato

  • Evitare di montare tutti gli oggetti ad uso del neonato (culla, passeggino, fasciatoio, cameretta ecc..) in una volta sola: per il gatto può essere traumatico subire questo cambiamento in breve tempo, meglio montare una cosa per volta e farlo abituare
  • Cercare di mantenere inalterati i suoi spazi principali: ciotole per il cibo e sabbietta per i bisogni
  • Prima del rientro dall’ospedale, far mettere in casa i primi vestitini usati dal bimbo: in questo modo il gatto può cominciare a sentire un odore nuovo e prendere confidenza
  • Al rientro a casa, lasciare il neonato nell’ovetto e lasciare che il gatto (se è un animale che solitamente non presenta segni di aggressività improvvisa) si avvicini: il gatto sarà incuriosito e spaventato 

come far convivere gatti e bambini

  • Non sgridare il gatto se vuole avvicinarsi al bimbo: è importante per facilitare la conoscenza tra il micio e il nuovo componente della famiglia
  • Accarezzare il gatto ogni volta che si può: soprattutto per le mamme non è semplice a causa della mancanza di tempo, ma è bene provare a ricordare al gatto che c’è ancora dell’interesse verso di lui
  • Lasciare che il gatto, se lo decide, dorma insieme al bimbo: ci vorrà del tempo, ma questo sarà il primo vero segnale di pace e futura amicizia, quindi ciò che bisogna fare è soltanto esserne felici

Nella mia personale esperienza posso dire che a volte è stato difficile. Mi sono anche sentita in colpa verso il mio micio, che ha 15 anni e mai poteva pensare di trascorrere la pensione con una creaturina che lo rincorre no stop.

Adesso mia figlia ha 10 mesi e mi scoppia il cuore di gioia a vederli insieme. 

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Lei più che coccolarlo lo tortura, c’è da perfezionare la tecnica di accarezzamento e spiegarle che lanciargli i giochi non è il modo giusto per coinvolgerlo nelle attività da mini umani.

Lui però ha imparato a trattarla come un membro della famiglia, mai e poi mai l’ha graffiata, le ha soffiato o l’ha morsa – nemmeno quando è successo che lei gli tirasse forte baffi, unghie e coda.

Dormire accanto a me è una delle poche cose che li mette al cento percento d’accordo. Che dire? Li amo.

come far convivere gatti e bambini

Le cose da non chiedere ad una mamma con un gatto (e le risposte che quella mamma vorrebbe dare)

Con il gatto come hai fatto? Pensavo ovviamente di sbarazzarmene, ma poi ho capito che è meglio sbarazzarsi di chi fa domande idiote come questa.

Ma fai toccare al gatto le cose della bambina? No no, si sa che se al gatto dici di stare fermo e non camminare dove non può, lui obbedisce.

Non dormono negli stessi spazi vero? Ma vaaa, scherzi? Il gatto odia superfici calde e morbide come quella della culla o del lettino. 

Le lavi le mani ogni volta che tocca il gatto? Si, è chiaro. E anzi tengo l’acqua del rubinetto sempre aperta per potergliele lavare all’istante. Qualche aumento nelle bollette ma fa lo stesso.

E se la graffia cosa fai? Non sono brava con la statistica, ma credo siano molto più alte le probabilità che possa graffiare te e non mia figlia.

come far convivere gatti e bambini

Non hai paura che il gatto porti delle malattie? Al momento ho più paura di cosa tu possa ancora chiedermi.

Ma c’è il rischio che si scambino il cibo? Succede sempre, succedeva anche prima. Pensa che quando ho ospiti a cena spesso mi sbaglio e metto in tavola i croccantini.

Come fai a tenere il pavimento sempre pulito dai peli quando la bambina gattona per casa? La inseguo armata di secchio, straccio, detersivo, candeggina.

Sei sicura sia stata una buona idea? Ascoltare la tua domanda decisamente no, non lo è stata.

Hai tagliato le unghie al gatto? A questa preferisco non replicare. A posto così. 

“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza. 

Elena Caracciolo giornalista ufficio stampa consulente comunicazione gestione social e siti Mantova Elena Caracciolo – Sono giornalista pubblicista, freelance, mi occupo di comunicazione ed uffici stampa per privati, enti pubblici, aziende e associazioni di volontariato, dalla consulenza alla strategia, gestisco siti web e social e sono ideatrice di progetti rivolti a donne e mamme. 

Clicca QUI per sapere cosa posso fare per te!

Mamma… E adesso? Non sei sola! Conosciamoci e confrontiamoci: 4 incontri gratuiti rivolti a donne in gravidanza e mamme con figli 0-12 mesi

Mamma… E adesso? Non sei sola! Conosciamoci e confrontiamoci: 4 incontri gratuiti rivolti a donne in gravidanza e mamme con figli 0-12 mesi

Incontri tra mamme per aiutarsi, scambiare consigli ed esperienze, condividere esigenze ed imparare insieme!
Ci ho lavorato molto e finalmente posso dirlo:
Il mio progetto di supporto, ascolto e informazione “Mamma… E adesso?” esce da questa realtà virtuale del web per iniziare a fare i primi passi anche in uno spazio fisico.

Precisamente all’ombra del parco del quartiere Rabin di Mantova, dove terrò un ciclo di 4 incontri gratuiti rivolti a donne in gravidanza e mamme con figli da 0 a 12 mesi circa, che potranno portare i loro bimbi.
Parleremo delle principali tematiche relative ai neonati e alla nuova vita da mamma.

Al secondo incontro avremo l’esperta in letture per bambini Cristina Brutti – ideatrice di “Una corte…Tante storie!.

Al terzo incontro avremo la Mindfulness Educator Elisa SanguaniniElisa la Mamma Mindful è la sua pagina – specializzata per mamme, (supporto in caso di stress, ansia, depressione post parto, rapporto sereno con il proprio figlio).

Al quarto incontro avremo la Peer Supporter che risponderà a domande e curiosità sull’allattamento (al seno o con biberon).

L’iniziativa è organizzata con la collaborazione del Comitato di Quartiere Rabin (grazie Marco Sivero, come sempre) ed il sostegno del Comune di Mantova, che ha concesso il patrocinio (grazie sindaco Mattia Palazzi).

La Farmacia Gamba di Porto Mantovano sponsorizza il progetto e omaggerà le partecipanti con alcuni prodotti.

locandina incontri mamme mantova elena caracciolo

La locandina degli incontri

Quando e per chi

Quando: i sabati 22 e 29 agosto, 5 e 12 settembre dalle 9.30 alle 11

A chi sono rivolti questi appuntamenti?

A tutte le mamme e future mamme che, come è capitato a me, si sono sentite/si sentono sole in alcuni momenti della gravidanza e del post parto.

Alle mamme che hanno bisogno di confrontarsi, condividere esperienze, consigli, dubbi, paure, preoccupazioni, felicità.

Alle mamme che vogliono conoscere altre mamme come loro, perché nel diventare madri, a volte, si ha la sensazione di impazzire per poi invece scoprire che tutte siamo alle prese con stati d’animo forti contrastanti e soprattutto mai provati.

Alle mamme che possono essere di aiuto a chi è in attesa del proprio bimbo e sente crescere qualche ansia insieme al pancione.

Alle mamme che lo sono già da diversi mesi e proprio per questo hanno capito che appena sembra di aver imparato qualcosa, ecco che subito si presenta un’altra fase.

Verrà distribuito materiale informativo anche sulla base delle richieste ed esigenze delle partecipanti.
I posti sono limitati ad 8 ma potrò pensare ad una seconda edizione se le adesioni saranno superiori.

Per informazioni ed iscrizioni: 340.3818270

Leggi QUI il Comunicato Stampa del progetto 

 

“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza.

 

 

 

 

Cosa mettere nella borsa per il parto

Cosa mettere nella borsa per il parto

Cosa metto nella borsa per il parto da portare in ospedale?

È una delle domande che ogni futura mamma si trova ad affrontare durante la propria gravidanza e in questo articolo ho scritto un elenco con i miei suggerimenti e l’elenco che mi avevano dato all’ospedale in cui ho partorito, il Carlo Poma di Mantova – avevo raccontato QUI la permanenza in reparto.

Non è certo una domanda da poco. In una delle esperienze più travolgenti della vita, una delle cose a dare una parvenza di sicurezza è riuscire a controllare quel poco che si può. (O almeno per me era stato così).

La gravidanza, il parto, il dopo parto e tutto il contorno sono di quanto meno controllabile ci sia al mondo. La borsa dell’ospedale invece si può programmare con anticipo. È anche un’ottima scusa per tenere la mente impegnata, lontana dalle ansie, e per tenersi occupate quando si ha addosso quello stato d’animo di impotenza misto a snervante attesa.

borsa per il parto da portare in ospedale

Naturalmente la borsa non sarà mai abbastanza perfetta e il desiderio di svuotarla, riempirla, controllarla e ricominciare daccapo fino al minuto prima dell’inizio del travaglio si impossesserà della tua mente.

Nonostante ciò avrai comunque la dannata sensazione di aver dimenticato qualcosa.

E di cose, io, ne avevo dimenticate parecchie. O meglio: non avevo ricevuto i giusti consigli.

Per evitare che altre mamme siano vittima delle mie stesse dimenticanze, ho scritto un elenco di suggerimenti utili e indispensabili per la preparazione della borsa. Parlo di “borsa” al singolare, perché per comodità ne avevo fatto una unica, ma so che c’è chi preferisce prepararne due mamma/bimbo.

Quelli che darei alla mia migliore amica se dovesse partorire.

Alla fine qualcosa potrà sfuggire alla memoria: niente paura! Si potrà sempre chiedere al papà, ad un’amica o a qualche parente.

pancia mamma in garvidanza

Un elenco di cosa portare nella borsa per l’ospedale – I miei suggerimenti

  • Pigiami e cambi comodi: personalmente valuto sempre la comodità, soprattutto in una situazione come quella della sosta ospedaliera. Quindi benvenute a tute, magliette larghissime, pigiami con bottoni davanti. Chi verrà a trovarti avrà occhi solo per il bambino e nemmeno vedrà come sei vestita tu

 

  • Biancheria intima adeguata agli assorbenti post parto: non portare mutande a cui tieni, perché c’è la possibilità che non tornino a casa con te o che non vengano più pulite. L’importante è che siano anche di una taglia in più

 

  • Reggiseno per l’allattamento: all’inizio possono essere utili quelli con le spalline che si sganciano

 

  • I cambi per il bimbo: almeno 6 e meglio l’opzione maglietta/golfino-pantaloncini invece delle tutine a pezzo unico, questo perché sarà più facile cambiare la creaturina quelle cento volte al giorno necessarie (+ body, bavaglini, calzine, cuffiette). NON servono i prodotti per la cura, il cambio del pannolino e l’igiene del neonato perché vengono solitamente forniti dall’ospedale

 

  • Prodotti per l’igiene personale: (qui ognuna sa ciò le serve)

 

  • Shampoo a secco: un aiuto comodo per non sentirsi pronte per la spremitura dei capelli dopo i primi due giorni, almeno per chi li ha grassi come i miei

 

  • Salviette disinfettanti per il bagno: il bagno lo dovrai condividere con più persone estranee e, anche se è vero che la probabile approssimativa pulizia della stanza d’ospedale sarà uno dei tuoi ultimi problemi nel post parto, un’attenzione in più non guasterà

 

  • Dei copri wc: ingenuamente pensavo che, come quando si usa un bagno pubblico, non mi sarei seduta sulla tavoletta del water. Ingenuamente appunto, perché con i punti doloranti non ero in grado di stare in sospensione e mi sarei seduta anche nel bagno di un autogrill

 

  • Ciabatte per stare in stanza e ciabatte per la doccia: entrambi le paia eventualmente da buttare prima del ritorno a casa

 

  • Diversi asciugamani per il bidet: anche questi che si possano poi buttare, in particolare a causa delle abbondanti perdite da post parto, difficilmente arginabili

 

  • Un plaid: se la stagione è fredda, mentre ad agosto andrà benone il lenzuolo fornito dall’ospedale. Sempre che in estate non ci sia aria condizionata che ricrea il clima della vasca dei pinguini dell’acquario di Genova

 

  • Un cuscino comodo: nelle prime ore e primi giorni di vita, il bambino chiederà di essere continuamente attaccato al seno e avere un appoggio confortevole è utile per preservare la schiena che sarà fondamentale

 

  • Un carica batteria portatile: le prese non sempre sono accanto al letto, ma distanti

 

  • Gli auricolari: gli AirPods sono i miei fidati compagni da quando è nata mia figlia, perché per quanto si acquisiscano abilità al limite del soprannaturale è complicato tenere telefono e creaturina in braccio/al seno

 

  •  Acqua: non sempre gli ospedali sono generosi con l’acqua, che però è fondamentale anche per aiutare l’arrivo della montata lattea

 

  • Uno spuntino gustoso da divorare durante il travaglio: ce ne sarà tanto, tantissimo bisogno

 

  • Uno spuntino altrettanto gustoso per tirarsi su di morale la prima notte: mi era stato consigliato ed io non avevo ascoltato il suggerimento per poi subito pentirmene e farmi portare pane e salame con una certa urgenza

L’elenco che mi era stato indicato dall’ospedale

  • Tutti gli esami eseguiti nel corso della gravidanza
  • Documenti
  • Effetti personali per mamma e bambino
  • Abbigliamento intimo comodo per il travaglio e l’allattamento
  • Calzini
  • Reggiseno adatto all’allattamento e slip comodi che consentano l’utilizzo di assorbenti
  • Prodotti per l’igiene personale
  • Eventuali farmaci assunti a domicilio
  • Quattro-sei cambi di abbigliamento per il neonato, adeguati alla stagione in corso
  • Bavaglini
  • Cuffietta e Calzine
  • Busta con cognome e nome della mamma, contente un cambio completo da consegnare agli operatori al momento del parto.

Un consiglio prezioso per risparmiare

Nota importante: vedo spesso su internet annunci su annunci di prodotti/oggetti vari da inserire nella borsa dell’ospedale. Chiaramente a prezzi esorbitanti per l’uso che poi se ne farà..

Il mio consiglio è di evitare di restare vittima di queste pubblicità create apposta per attirare l’attenzione e farti credere che tu abbia assolutamente bisogno di quella cosa che costa però così tanto.

Controlla se vicino a dove vivi c’è qualche outlet per gli acquisti.

travaglio e parto

Qualche esempio pratico

  • Avevo comprato le pantofole e la biancheria intima da usare in ospedale in un outlet Ovs, pagando le ciabatte circa 3 euro e gli slip 1,50 euro.
  • La borsa – che uso ancora oggi quando devo spostarmi per qualche giorno con la bimba – l’avevo acquistata in un negozio di marca cinese HaoMai, spendendo 12 euro.
  • Sempre nello stesso punto vendita avevo trovato anche le buste trasparenti per inserire e dividere i cambi della bimba, per circa 1 euro l’una.

 

“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza.

Mamma…E adesso? Se hai figli da 0 a 5 anni partecipa al sondaggio su lavoro, gravidanza e figli

Mamma…E adesso? Se hai figli da 0 a 5 anni partecipa al sondaggio su lavoro, gravidanza e figli

Ciao mamma! So bene che il tuo tempo è poco e prezioso, quindi ti rubo solo 3 minuti.
Quando ero incinta mi sono scontrata con diverse difficoltà lavorative ed ho iniziato a raccogliere le esperienze di altre donne.
Nel 2019 ho aperto questo spazio online di informazione, confronto e condivisione dedicato a gravidanza, bimbi, famiglia, per dare supporto ad altre mamme e creare una rete di aiuto.
Se hai figli da 0 a 5 anni ti chiedo di compilare un questionario anonimo ed aiutarmi nell’indagine che sto elaborando.
Se puoi, invita le tue amiche a fare lo stesso. Grazie davvero.

CLICCA QUI PER PARTECIPARE AL QUESTIONARIO

Il post parto: la mia esperienza e l’intervista alla psicologa

Il post parto: la mia esperienza e l’intervista alla psicologa

Come ti sei sentita subito dopo il parto?

Se questa domanda venisse fatta a me, risponderei “mi sono sentita crollare il mondo addosso”. Ero totalmente innamorata della mia creaturina, ma allo stesso tempo anche totalmente spaventata. Nei giorni successivi al parto ho provato una infinità di emozioni e stati d’animo contrastanti. Oscillavo tra la piena felicità e la paura di non essere all’altezza di prendermi al meglio cura di quell’esserino così piccolo ed indifeso.

Anzi, avevo tantissime paure. Non ero preparata a farci i conti. 

Sono sempre stata circondata da immagini di neomamme da subito capaci, sicure, decise. Invece io, se potevo descrivermi in quei termini come donna prima della gravidanza, nei primi giorni da mamma ero l’opposto.

Ho pianto. Ho pianto davvero tanto e spesso senza ben sapere perché. O meglio, non avevo tempo di fermarmi a capirne il motivo e razionalizzare la situazione. Le prime settimane (anche mesi) con un neonato la vita non è facile. Faccio un esempio: il mio più grande terrore è quello di prendere un aereo, eppure c’è stato più di un momento in cui avrei preferito essere in alta quota che dovermi confrontare con la nuova condizione emotiva che stavo affrontando.

In alcuni momenti mi sono sentita trasparente. Mi sono sentita una specie di robot che doveva rispondere ad ogni bisogno della creaturina – ed i bisogni di un neonato sono a ciclo continuo – Non riuscivo più a vedere me come persona, oltre la mamma che ero diventata. A questo aggiungiamo che gravidanza e post parto sono un po’ il Gardaland degli ormoni e che nemmeno lo stravolgimento fisico – prima e dopo – è di conforto.

Non sapevo se tutto ciò fosse normale, perché mi sembrava che quasi tutte le altre mamme avessero ben chiaro cosa fare. Poi però ho capito che molte fingevano. Sì, perché ammettere di essere fragili non è così scontato. A chiedere aiuto serve coraggio, in una società che vuole le donne e mamme perfette.

Oggi mia figlia ha 7 mesi e mezzo. Oggi, se ripenso a quelle prime settimane, ripenso anche a quando in ospedale avevo chiesto di poter vedere come si cambiasse un pannolino e sorrido. Oggi faccio cose che in quelle prime settimane credevo non avrei mai saputo imparare e questo capitolo merita proprio un articolo a parte. Oggi ho capito che in realtà nulla è da imparare, perché ciò che appare complicato diventa semplice passo dopo passo, in maniera naturale. Oggi so che la mamma perfetta non esiste e che quindi certo non devo esserlo io. Oggi riesco a mia volta ad essere di supporto a chi sta per diventare o è appena diventata mamma.

Oggi, ancora di più, voglio ricordare quanto sia importante non sentirsi sbagliate, chiedere una mano quando serve e prendere quella di qualcuno che vuole tenderla a noi.

La psicologa psicoterapeuta Rachele Sassi ha risposto alle mie domande sui temi delicati e complessi del post parto. Qui sotto trovi la sua intervista.

Rachele Sassi psicologa psicoterapeuta

Rachele Sassi

Quanto incide a livello psicologico un evento stravolgente come il parto?

La maternità costringe ad una nuova rappresentazione di sé, all’acquisizione di nuove abilità, e soprattutto all’accettazione di un cambiamento che sarà permanente.

Per tutto il periodo dell’attesa la donna attraversa una fase di transazione da donna a madre, che porta ad una ridefinizione della propria identità e di quella della coppia.

L’esperienza del parto è considerata come un’esperienza potenzialmente traumatica, per il carico emozionale, lo stress, il timore per il dolore fisico e per la salute del nascituro.

Il momento del parto definisce un taglio netto tra un prima che non potrà tornare ed un dopo che è completamente nuovo e carico di timori, che possono sfociare in vissuti ansiosi. Anche l’andamento del parto, eventuali problematiche insorte e la gestione del periodo immediatamente dopo il parto, possono rendere l’evento più o meno traumatico.

La pandemia che stiamo vivendo costituisce inoltre un elemento di rischio per le future mamme e le neo mamme, di provare vissuti di ansia, depressione e vissuti di inadeguatezza.

Quale differenza c’è tra il parlare con un amico e il rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta?

Per una neomamma poter avere una rete di supporto è elemento fondamentale per il proprio benessere: compagni, famigliari, amici contribuiscono a non farla sentire sola in questo momento così delicato.

Tuttavia diventare genitori è una fase di passaggio che determina una rivisitazione della propria vita, può mettere in crisi la visione di sé e portare delle modifiche nel proprio modo di vedere e relazionarsi con la famiglia e con il compagno, mettere in dubbio sicurezze e scelte lavorative, generare delle modifiche nelle proprie priorità.

Parlare con un amico o un’amica porta ad uno sfogo e ad un immediato benessere, in molti casi.

Un percorso psicologico invece è la possibilità di imparare a gestire stress, ansia, depressione o altre emozioni tipiche del post partum e dei primi tempi con il bambino piccolo, di rivedere la nostra storia per stabilire un legame di attaccamento più solido con il piccolo, accrescere la nostra autostima come mamma, partendo da una ridefinizione dei rapporti con la famiglia da cui proveniamo.

Uno dei benefici più importanti di un percorso psicologico individuale o nel gruppo di mamme, è quello di apprendere che i propri vissuti negativi, o le emozioni di sconforto o tristezza, sono assolutamente normali e condivisi da altre mamme.

Perché è importante chiedere l’aiuto di un professionista?

Le mamme in attesa hanno spesso delle aspettative che sono deformate dall’immagine stereotipata della maternità in cui tutto viene dipinto come facile, bello, positivo.

I primi tempi con un bambino possono essere molto difficili: difficoltà con l’allattamento, notti insonni, tono dell’umore basso, irritabilità portano le neo mamme a sentirsi sbagliate e a dubitare delle proprie capacità di mamma.

Spesso mi sento chiedere: perché non sono felice? Se piango allora non voglio bene al mio bambino? È importante che le mamme si sentano delle buone mamme e che siano rassicurate circa i loro momenti difficili, le emozioni spiacevoli, il pianto.

Un professionista accoglie, rassicura e normalizza i vissuti delle mamme e fa un importante lavoro di prevenzione, aiutando la mamma ad acquisire fiducia in sé e ad instaurare dunque un buon rapporto con il proprio bambino. Il benessere della mamma è prerequisito fondamentale per il benessere psicofisico del bambino.

Quali sono i segni più frequenti della depressione post parto?

Dopo il parto la maggior parte delle donne vive alcune giornate di lieve e transitorio disturbo emozionale (in genere a partire dal terzo al quinto giorno). Si tratta di una condizione fisiologica causata da una brusca caduta di ormoni dopo il parto.

Questa condizione si chiama Baby Blues, o Maternity blues. È del tutto normale che in queste settimane iniziali una donna manifesti frequenti sbalzi d’umore e crisi di pianto. Inoltre, questi momenti sono accompagnati anche da ansia, dubbi e preoccupazioni insistenti che possono riguardare la salute del bambino e la sua sopravvivenza.

Quando queste situazioni non si risolvono spontaneamente possono evolvere in Depressione Post Partum. I sintomi più comuni sono sentimenti intensi di incompetenza, tristezza, vergogna, collera, con difficoltà nel sonno e calo dell’appetito. Talvolta possono essere presenti pensieri insistenti di fare del male al bambino o di farlo cadere.

Perché capita che una coppia attraversi un momento di crisi con la nascita di un figlio?

La nascita di un figlio rappresenta una sorta di spaccatura con la vita precedente. Si riattivano dinamiche non elaborate del rapporto con la propria famiglia di origine, ci si sente impreparati nel nuovo ruolo di genitore, messi da parte dal compagno o dalla compagna, stanchi e privi di spazi personali.

Tutte le coppie necessitano di un tempo per metabolizzare questo stravolgente cambiamento e per ridefinire nuovi confini e nuovi modi di essere coppia, oltre che genitori.

È come se ogni coppia potesse essere rappresentata da un insieme, che contiene i due insiemi, io e tu, ognuno con i propri spazi e interessi individuali. Con l’arrivo del bambino si amplia l’insieme Famiglia, pertanto si crea un insieme più grande (la triade mamma, papà, bambino) ma non deve sparire il sottoinsieme Coppia.

Coltivare un’identità di coppia, con progetti, spazi, pensieri e interessi da condividere è fondamentale per continuare ad essere due, pur diventando tre (o quattro). È necessario anche prendere consapevolezza che, soprattutto nei primi mesi, i bisogni del neonato si impongono con forza e assorbono grossa parte delle energie di ciascuno, lasciando pertanto meno risorse per il resto. È una fase transitoria, in cui si può imparare a godere dei nuovi tempi a tre, dopo aver elaborato una sorta di lutto per la perdita della condizione esclusiva di coppia.

In che modo un percorso di psicoterapia può essere di aiuto?

Un percorso di psicoterapia può essere inteso come un percorso individuale, rivolto alla neomamma, qualora ci siano nodi difficili della propria storia relazionale passata o traumi da risolvere, per ritrovare la serenità nel ruolo di mamma.

Oppure può essere inteso come percorso di psicoterapia per la coppia, per ritrovarsi dopo lo sconvolgimento dell’arrivo del figlio. Gli obiettivi della psicoterapia possono essere molteplici, a seconda della situazione e della domanda di quella persona o di quella coppia. In generale ci si prefigge di ritrovare un più ampio benessere psicofisico, di trovare nuovi modi per gestire le emozioni e la comunicazione, di rinforzare la propria autostima. Stare bene con sé stessi ed avere fiducia nelle proprie risorse ci porta a sviluppare uno stile di attaccamento sicuro con il nostro bambino, che a sua volta crescerà più fiducioso verso sé stesso ed il mondo esterno.

In questo delicato momento è possibile fare incontri individuali, mentre sono ancora sospesi i percorsi di gruppo.

 

Ringrazio Rachele Sassi per l’idea e per il prezioso contributo a questo articolo.

“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza.