Allattamento al seno tra verità, falsi miti, benefici, difficoltà, corretta informazione

Allattamento al seno tra verità, falsi miti, benefici, difficoltà, corretta informazione

Qui voglio parlare dell’allattamento al seno, ma prima di farlo serve una doverosa, doverosissima premessa.

Non esistono mamme di serie A e mamme di serie B. Chi allatta al seno è mamma esattamente come chi allatta con la formula artificiale. Non esiste una competizione, non c’è un giusto e uno sbagliato. Una cosa non è più o meno difficile rispetto ad un’altra. Ogni donna sceglie come nutrire la propria creatura in base a tanti e diversi motivi.

Ogni modalità che prevede il reciproco sacrosanto benessere di madre e figlio (e ripeterò ad ogni occasione che per avere un bimbo sereno, la prima a dover essere felice è la mamma) è quella giusta.

La mia personale esperienza con l’allattamento è stata in salita. Dopo circa 30 ore dalla nascita di mia figlia erano iniziate a comparirmi le ragadi ad entrambi i seni. Non sapevo ancora che fossero ragadi e che mi avrebbero causato dolore e lacrime per diverse settimane. Quando me ne sono accorta mi trovavo ancora in ospedale, così ho chiesto ad una delle infermiere di turno se fosse normale e cosa avrei dovuto fare. La risposta era stata che il problema poteva essere stato causato dai primissimi attacchi sbagliati della bambina, ma che poi aveva iniziato ad attaccarsi correttamente per mangiare, quindi non avrei dovuto fare nulla. Mi era stata consigliata una crema a base di Lanolina.

mamma che allatta il bimbo al seno

Le prime ore e i primi giorni dopo la nascita il neonato chiede e deve essere attaccato spessissimo al seno (anche ogni mezz’ora, ma dipende dai bimbi), per fare arrivare la montata. Ad ogni poppata sentivo sempre più male e sulle ferite iniziava a comparire del sangue. Nel frattempo si erano creati anche degli ingorghi, che rendevano tutto più complicato. La mia bambina però aumentava regolarmente di peso e non mi sono persa d’animo. Sì, ci sono state le lacrime e ho avuto diversi momenti di sconforto – ma il post parto è già una questione complessa e affronterò l’argomento prossimamente – però non volevo arrendermi. Questo anche perché non volevo rischiare di perdere o far diminuire la produzione di latte.

Dopo circa una settimana di dolori e di tentativi fai-da-te (es l’uso del paracapezzoli, inutile ed anche peggiorativo nella mia situazione9 ho chiesto aiuto. Ho chiamato un’ostetrica di fiducia (giusto in questo articolo ho ricordato l’importanza delle ostetriche) e le ho chiesto consigli sia sulla gestione della mia bimba che sull’allattamento.

Da quando sono mamma ho imparato quanto sia fondamentale chiedere aiuto al momento giusto, e per una che me, che vuole arrangiarsi da sola ad ogni costo, credimi che non è scontato.

Avere la forza di chiedere aiuto stata la mia salvezza.

La soluzione alle ragadi, per il mio specifico caso, è stata una cura a base di: garze di fitostimoline messe prima e dopo ogni poppata, massaggi con acqua calda prima di ogni poppata, cuscinetti in gel riscaldati tenuti costantemente addosso, cercare di non tenere sempre il reggiseno.

Ci sono voluti pazienza, infinita buona volontà, fiducia nelle mie capacità e in quelle di mia figlia.

Allattare è meraviglioso, ma faticoso da ogni punto di vista. Ben lontano da ciò che ci fanno vedere nei film.

In questo articolo, qui sotto, ho intervistato Jessica Mistura, una Peer Supporter, ovvero una mamma alla pari che supporta gratuitamente altre mamme. I temi approfonditi nei paragrafi che trovi continuando a leggere sono molti: i benefici del latte materno nella crescita del bimbo, le difficoltà che può incontrare una mamma, cos’è e come funziona l’allattamento a richiesta ed un consiglio fondamentale.

In fondo trovi anche i link ad alcuni siti dedicati all’allattamento.

Jessica Mistura mamma alla pari allattamento

Jessica Mistura

La figura della Mamma alla Pari (Peer Supporter)

La figura della Mamma alla pari, ovvero “Peer”, è una mamma che ha un’esperienza di allattamento al seno di almeno 9 mesi e che ne riconosce l’importanza secondo le linee guida Oms. Ritiene che il latte materno sia l’alimento più indicato per il primo anno di vita, ed alimento esclusivo per i primi 6 mesi. Supporta le mamme che desiderano allattare sia da un punto di vista pratico, che emotivo.

Non esegue diagnosi o prescrizioni, non offre soluzioni o ricette, ma facilita nella madre l’emergere e la presa di coscienza delle proprie competenze. Non è una figura professionista di alcun tipo, ma una figura di supporto che presta la sua opera gratuitamente.

Il percorso per diventare una Mamma alla Pari

Per diventare Mamma alla pari vi sono diverse associazioni che tengono dei corsi. Io personalmente ho deciso di affidarmi all’Associazione delle Custodi del Femminino, e ho partecipato al loro corso online via webinar con conseguente Attestato di Partecipazione.

mamma che allatta il bimbo al seno

I benefici del latte materno nella crescita di un bimbo

Il latte materno è una preziosa fonte di nutrimento e fornisce una buona percentuale del fabbisogno energetico giornaliero del bimbo. Tra cui proteine, vitamina B12, folati, vitamina C, iodio e inoltre fornisce una preziosa fonte di acidi grassi polinsaturi a catena lunga, importanti per il cervello e per lo sviluppo dell’occhio. Inoltre, nella stragrande maggioranza, i bambini dagli 1 ai 2 anni hanno un basso apporto di DHA ed il latte materno può aiutare a soddisfare questa carenza.

Dona supporto allo sviluppo e all’equilibrio emozionale: è importante considerare anche i bisogni emotivi di un bambino, non solo quelli nutritivi. Non a caso le madri spesso citano anche questi benefici, tra i motivi importanti per cui continuare l’allattamento. I bambini hanno bisogno di caldo, amore e coccole. Con l’allattamento al seno questo avviene in modo totalmente naturale, allattare è la prosecuzione fisiologica del rapporto che si è creato tra madre e figlio durante la gravidanza. È un momento ricco di emozioni che crea un legame intenso.

Il latte materno è un supporto immunologo per il bambino, grazie a diversi fattori come Iga secretorie, lattoferrina e lisozima, che continuano a fornire una buona protezione immunitaria. Recenti ricerche hanno poi dimostrato come un tipo di zucchero presente nel latte materno sia in grado di proteggere i bambini dallo Streptococco B. Utile in questo caso ricordare come un esordio precoce dello Streptococco di tipo B possa causare gravi problemi respiratori e polmoniti. Il latte materno riduce poi il rischio di infezioni urinarie, diarrea ed otiti, il rischio di asma e nello sviluppo delle allergie.

Favorisce uno sviluppo fisiologico della bocca e del palato, riducendo il rischio di apnee soprattutto nei primi mesi di vita.

Riduzione del rischio di obesità, leucemie, diabete, malattie cardiovascolari e maggiore è la durata dell’allattamento, maggiore è la protezione verso questi rischi.

Riduce il rischio della SIDS ovvero la morte in culla almeno del 60%. L’allattamento al seno ha un vero e proprio effetto protettivo verso questo fattore, il vantaggio deriva dal garantire una suzione più frequente durante le ore notturne, difatti anche se non è un assoluto, i bimbi allattati al seno materno tendono ad avere più risvegli notturni rispetto a quelli allattati con la formula artificiale.

Le difficoltà che una mamma può incontrare all’inizio dell’allattamento sono tante

L’allattamento al seno è naturale. Tuttavia per le madri è un’abilità da apprendere, e può richiedere un certo tempo ottenere una buona pratica. Ci sono dei fattori che possono rendere difficile l’allattamento al seno:

Norme sociali. in alcune società occidentali, l’allattamento artificiale è più diffuso rispetto quello materno. Le cose che si vedono più spesso diventano familiari ed entrano in profondità nella nostra coscienza, come il biberon e il ciuccio e questi sono due elementi interferenti.

Precoce introduzione del latte in formula negli ospedali. A molti bambini sono somministrate integrazioni di latte artificiale mentre ancora sono in ospedale, anche quando non necessario a livello medico. Difatti il più grande calo di allattamento esclusivo al seno si registra entro il primo mese dopo la nascita.

Molti operatori sanitari non hanno conoscenze sufficienti per supportare e comprendere l’importanza dell’allattamento. Quando una madre si trova in difficoltà già dalle primissime ore di vita del bambino, è per lei importante invece ricevere il dovuto sostegno psicologico da parte di persone preparate, che le spieghino l’importanza di quello che sta facendo.

Dolore al momento di attaccare il bimbo al seno. Questo avviene perché l’attacco è scorretto e bisognerebbe avvalersi del supporto di persone professionali e competenti quali PEER o IBCLC per valutarne l’entità e poter agire nel modo più corretto. Un attacco scorretto porta all’insorgenza delle ragadi ed esse possono davvero essere un buon deterrente per allentare con l’allattamento.

La paura di non avere abbastanza latte per sfamare il proprio figlio. Questo è un tarlo costante nella mente di una neo mamma, e si associa il pianto del bimbo a una carenza di produzione di latte, ma questa associazione è tanto errata quanto deleteria per la buona riuscita dell’avvio dell’allattamento. ricordiamoci che il pianto è l’unico modo che un bimbo ha di comunicare e quindi viene usato per attirare l’attenzione del genitore per molteplici cause, non necessariamente collegate alla mancanza di latte materno.

Consigli di zii, nonne, amici, cugini e da chiunque altra persona esterna al nucleo familiare composto da madre, padre, neonato. Questi consigli dati esclusivamente con lo scopo di aiutare la neo mamma in realtà non fanno altro che provocare in lei un senso di disagio, confusione e talvolta di autoconvincimento nel non essere in grado di allattare. Ahimè nonostante questi consigli vengano dati con buona cognizione di causa, la maggior parte delle volte sono fondati su esperienze personali e quindi non adattabili ad ogni diade, perché ogni rapporto madre\figlio è  unico.

Mastiti e ingorghi. Sono altre problematiche in cui una mamma che allatta al seno potrebbe incontrare nel suo percorso, in questo caso bisogna contattare il medico curante o una IBCLC.

Il parto. Anche questo ha un’incidenza piuttosto rilevante nell’avvio dell’allattamento. Bisogna vedere se alla madre sono stati somministrati farmaci, analgesici, se ha subito cesareo, se è stato un parto molto medicalizzato, il parto quanto più è fisiologico tanto più l’allattamento sarà semplice da avviare.

Il latte materno come alimento principale

Il latte materno non finisce mai di essere un alimento importante per i nostri bimbi. In pochissimi sanno dell’importanza di un allattamento a termine, soprattutto perché questo vuol dire prolungarlo ben oltre il primo anno di età del bimbo e in società come la nostra, non è facile per molteplici motivazioni. Detto questo, sicuramente fino al sesto mese compiuto, il latte materno ma anche quello in formula, è da considerarsi alimento esclusivo e completo per i nostri figli.

L’OMS stesso raccomanda di non introdurre alcun alimento o bevanda prima del sesto mese, uno svezzamento precoce può portare gravi danni nel lungo periodo come diabete, obesità e malattie cardiovascolari. Importante sarebbe poi continuare con l’allattamento al seno o in formula fino all’anno di età, dovrebbe difatti essere considerato l’alimento principale nonostante si inizino a introdurre cibi e bevande.

L’allattamento a richiesta, cos’è e come funziona

L’allattamento a richiesta vuol dire gettare orologi, non calcolare il tempo e la durata di una poppata e tra una poppata e l’altra. Allattare a richiesta vuol dire fidarsi del proprio bambino ed assecondarlo. Lui nasce completamente competente, sa cosa vuole, sa quando ha fame e basarsi sulle classiche “3 ore” tra una poppata e l’altra è sbagliato.

C’è da precisare che lo stomaco di un bimbo soprattutto i primi giorni di vita è davvero piccolo e quindi con facilità si riempie e con altrettanta velocità si svuota. Inoltre il latte materno ha pochissimo scarto ed è altamente assimilabile quindi non ci vuole molto perché il bimbo richieda di essere attaccato al seno nuovamente. Poi crescendo le dimensioni dello stomaco aumentano, ma è altresì importante ricordare che con esso cresce anche tutto il bambino, in peso, altezza, lunghezza.

Il nostro bimbo crescendo svilupperà aree del cervello, acquisirà capacità motorie e tutto questo porterà un dispendio di energie davvero notevoli e quindi la sua richiesta di poppare potrebbe aumentare soprattutto nelle ore notturne, ed ecco il perché molte volte si nota che mentre nelle sere precedenti il bambino dormiva con regolarità, ad un tratto ci troviamo a fare nottate completamente in bianco con un bimbo che piange che vuole il seno.

Mi preme ricordare anche che il latte non va a fortuna ed è solo con la suzione del bambino che la produzione di latte aumenta, quindi in alcune fasi dove il bambino ha scatti di crescita è normale lui richieda più volte anche molto ravvicinate il seno, lo fa per aumentare la produzione della mamma.

Loro sono davvero estremamente competenti e lo siamo anche noi mamme, questo sarebbe bene ricordarselo sempre. è bene assecondare il nostro bimbo offrendo il seno ogni volta che lo necessita, non sentendoci inadeguate, incapaci di nutrire il bimbo. Anzi, stiamo crescendo noi con lui e quindi è un percorso non privo di difficoltà.

Qualche consiglio per le neo mamme che allattano

I miei consigli a una neo mamma in difficoltà nel post parto è di non vergognarsi nel chiedere aiuto, non vergognarsi dei sentimenti contrastanti che si provano in quel momento, quel momento che tutti ti hanno descritto magico, ma tu, in quel momento, di magico non riesci a vederci nulla. NO, NON è SBAGLIATO, E NO, NON SEI SBAGLIATA. Sono sentimenti che vanno accolti e hanno il diritto di esserci. Quindi chiediamo aiuto. Aiuto a figure professionali e competenti come una IBCLC se si dovessero avere problemi nell’avvio dell’allattamento o a una doula, se si necessità di conforto o aiuto una volta tornate a casa dall’ospedale.

La nostra società ci vuole mamme e donne perfette, dove il lamentarsi non è contemplato, non possiamo mostrarci fragili siamo madri. Non c’è, a mio avviso, pensiero più deleterio e sbagliato di questo.

Siti web informativi sull’allattamento

Clicca QUI per il portale sull’allattamento

Clicca QUI per i 10 passi dell’allattamento

Clicca QUI per i vantaggi dell’allattamento

Clicca QUI per le strategie nazionali sull’allattamento

 

Ringrazio Jessica Mistura per il prezioso contributo a questo articolo.

“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza.

Elena Caracciolo giornalista ufficio stampa consulente comunicazione gestione social e siti Mantova Elena Caracciolo – Sono giornalista pubblicista, freelance, mi occupo di comunicazione ed uffici stampa per privati, enti pubblici, aziende e associazioni di volontariato, dalla consulenza alla strategia, gestisco siti web e social e sono ideatrice di progetti rivolti a donne e mamme. 

Clicca QUI per sapere cosa posso fare per te!

Coronavirus e bufale

Coronavirus e bufale

  • Quali persone sono più portate a credere ad una fake news? Quali sono i risvolti psicologici?
  • Come riconoscere una bufala da una notizia vera? Come evitare di diffonderla?

Le risposte non sono affatto banali. Le domande sono quelle a cui ho cercato di rispondere insieme alla psicologa psicoterapeuta Rachele Sassi, che ha avuto l’idea di scrivere questo articolo a quattro mani.

Rachele Sassi psicologa psicoterapeuta

Rachele Sassi

Il tema è attualissimo ed è quello delle bufale.

Ti è mai successo di credere ad una notizia falsa?

La dottoressa Sassi ha trattato il lato dei risvolti psicologici causati dal fenomeno delle fake news, mentre io mi sono occupata del decalogo – lo trovi in fondo all’articolo – per riconoscere una notizia falsa ed evitarne la diffusione.

Nella situazione di emergenza che stiamo vivendo a causa del Coronavirus, una delle cose da NON fare per evitare l’alimentarsi di stati d’animo come ansia e panico, è farsi ingannare dalle notizie false – le bufale – e diffonderle.

Informarsi in modo corretto è fondamentale.

Ognuno può contribuire a limitare la divulgazione di fake news, che in momenti di difficoltà generale non fanno altro che aumentare il malessere e creano confusione.

Ci troviamo in una condizione di Infodemia: cos’è?

In questo periodo di emergenza Covid-19 sempre più persone si mettono alla ricerca di informazioni e aggiornamenti rispetto all’emergenza che stiamo vivendo, consultando con maggiore frequenza i social. Sarà capitato anche a te.

Testate giornalistiche, siti istituzionali e pagine personali scorrono una di seguito all’altra sulla bacheca, senza che sia possibile, in un primo momento, distinguerle.

Siamo in una condizione di Infodemia. Ovvero – come da definizione Treccani – di circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi per le difficoltà di trovare fonti attendibili.

La nostra mente è continuamente stimolata da una gran mole di parole e immagini. In una successione così rapida, che è difficile rimanere indifferenti.

Il processo emotivo

Ciò che scorre sotto i nostri occhi viene registrato con grande rapidità. Ancor prima di riuscire a chiederci se ciò che leggiamo sia vero oppure no, il nostro cervello ha già processato emotivamente quanto letto, scatenando una reazione diversa per ciascuno di noi. Stupore, paura, angoscia, allarme.

In genere la maggior parte delle persone è in grado di andare oltre all’impatto emotivo di quanto legge, ed attivare una via cognitiva di processamento dell’informazione.

Ciò consente di approcciarsi alla notizia in maniera critica, trovando spiegazioni in grado di rassicurare se stessi. – (Non è una fonte attendibile, è solo un’opinione, è palesemente falso, ecc) –

Consente anche di mettere in atto azioni in grado di contrastare la prima ondata emotiva. – (Vado a cercare in rete conferme o smentite di quanto letto).

Ecco chi rischia di essere più attratto da una bufala

Se siamo fortemente stressati o spaventati, difficilmente avremo le energie per dubitare, verificare, fare riflessioni. Pertanto non andremo oltre al primo impatto emotivo. La convinzione di aver trovato la verità ci porterà a condividere l’informazione in maniera compulsiva.

La condivisione con gli altri è un atto che ci consente di scaricare le emozioni spiacevoli scatenate da quella lettura. Una sorta di rito per alleggerire la nostra mente e abbassare il livello di stress.

Quali conseguenze comportano a livello psicologico le fake news

Le fake news sono come un virus che si diffonde attraverso le paure delle persone. Amplificano il bisogno di trovare risposte in grado di diminuire l’ansia. Si nutrono dell’incertezza e del bisogno di riferimenti certi, e mai come ora trova terreno fertile nelle nostre vulnerabilità.

Ci sono alcuni aspetti psicologici a medio e lungo termine.

La ruminazione mentale (rimuginio), i pensieri ossessivi, l’insonnia, il panico, la rabbia.

Diffondere le bufale amplifica la portata di questi sintomi nella comunità, alimentando il diffondersi di altre notizie simili e facendo da cassa di risonanza a sintomi psicopatologici. Vengono colpite soprattutto le persone più fragili e spaventate.

Il decalogo per riconoscere una bufala ed evitarne la diffusione

  • 1 VERIFICA LA FONTE

Approfondisci la provenienza della notizia che stai leggendo, chiediti ad esempio se il sito web (oppure la pagina Facebook o di altro social..) è attendibile, controlla con attenzione il link.

  • 2 CERCA FONTI ATTENDIBILI

Informati tramite siti web e canali di Organi ufficiali ed Istituzioni, ad esempio il sito web del Governo.

  • 3 VERIFICA QUANDO È STATA SCRITTA LA NOTIZIA

Controlla che la data di pubblicazione della notizia che stai leggendo sia recente.

  • 4 NON FERMARTI AL TITOLO

Prenditi un momento e leggi il testo fino in fondo, senza farti ingannare dal titolo sensazionalistico acchiappa-click.

  • 5 CERCA INFORMAZIONI SU CHI SCRIVE

L’autore della notizia potrebbe non essere esperto del tema e nemmeno un giornalista.

  • 6 FAI UNA SECONDA RICERCA

Tieni a mente che le bufale sono costruite apposta per attrarre chi legge, quindi vai su Google e cerca se la notizia che stai leggendo è una bufala/fake news, in modo da avere una ulteriore conferma.

  • 7 FATTI VENIRE DEI DUBBI

Poniti delle domande in merito a quello che stai leggendo, chiediti come mai ti ha attirato più di altri, se può essere vero o se in quel momento ti fa comodo crederci, ad esempio perché cercavi una risposta che non trovavi da altre parti.

  • 8 NON DIFFONDERE NOTIZIE DI CUI NON HAI CERTEZZA

Evita di condividere e divulgare link, articoli, foto, video, messaggi, messaggi vocali, se non hai la certezza che si tratti di notizie vere, provenienti da fonti attendibili e verificate.

  • 9 SEGNALA LE BUFALE

Quando trovi una fake news/notizia falsa, segnalala con i sistemi che mettono a disposizione i social, oppure nel caso di whatsapp rispondendo a chi te l’ha inviata chiedendo di interromperne la diffusione.

  • 10 RICORDA CHE IL TUO RUOLO È IMPORTANTE

Anche il tuo contributo è fondamentale per evitare la circolazione di bufale, quindi tieni a mente di avere una responsabilità e considera con attenzione tutti i punti sopra prima di agire.

-> CONSULTA QUI LA PAGINA WEB UFFICIALE DEL MINISTERO DELLA SALUTE CON LE PRINCIPALI BUFALE IN CIRCOLAZIONE SUL CORONAVIRUS 

-> CONSULTA QUI LA PAGINA WEB UFFICIALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ CON I NUMERI DELL’EMERGENZA CORONAVIRUS AGGIORNATI

 

Colgo l’occasione per ringraziare chi aveva partecipato alla raccolta fondi per l’ospedale Carlo Poma di Mantova. Ne avevo parlato QUI.

Ringrazio Rachele Sassi per l’idea e per il prezioso contributo a questo articolo.

Giochi e attività facili da fare a casa con i bimbi

Giochi e attività facili da fare a casa con i bimbi

Se sei mamma sai che restare a casa con bimbi piccoli non è facile e forse questo articolo può esserti di aiuto o puoi prenderne spunto.

A causa dell’emergenza sanitaria Coronavirus, le scuole sono chiuse, gli spazi di aggregazione anche. Non si può andare al parco con gli altri bambini e nemmeno farsi venire a trovare da amichetti, cuginetti, vicini di casa.

Non è facile intrattenerli senza cedere a consegnare nelle loro mani tablet, smartphone o telecomando della televisione.

Qualche giorno fa avevo chiesto consigli su idee di giochi e forme di intrattenimento per bambini, da poter fare in casa. Dopo aver raccolto vari suggerimenti (anche di siti web su cui curiosare), ho provato a raggrupparli e scegliere i più semplici.

Spero possano essere utili anche a te!

Attività per bimbi dai 12 ai 24 mesi

alcune di queste attività le ho riportate dal sito web nostrofiglio.it e le trovi anche cliccando qui

C’è e poi non c’è

Ecco un classico gioco, adatto ai piccoli intorno ai 12 mesi (e anche prima, già a 8-9 mesi in versione più semplice) con un grande valore educativo. Selezionate un buon numero di oggetti noti al piccolo (cucchiaino, biberon, palla, librino, pupazzo) e metteteli in un cestino. Poi, uno alla volta, mostrate un oggetto al bimbo – invitatelo a dire di cosa si tratta – e nascondetelo in una scatola (o sotto una copertina). La palla c’è e poi… non c’è, l’oggetto scompare e poi riappare: che divertente!

L’idea di base è la stessa dell’antico “Bu-bu… settete!” (si nasconde il volto con le mani e poi si scopre ridendo) che si propone ai bimbi già verso i 5-6 mesi e ha una funzione rassicurante: se la mamma non si vede, non è andata via. Questo tipo di attività aiuta, dunque, a scoprire – e poi consolidare – un concetto fondamentale: la permanenza degli oggetti (e anche della mamma).

Incastri retrò

Tra i giocattoli con una buona valenza educativa (e psicomotoria) si aggiudica l’approvazione degli esperti un vecchio classico: il cubo con gli incastri. Oggi ne esistono diverse versioni, sceglietene una di legno (no alla plastica che non stimola tutti i sensi) – oltre al cubo, ci sono anche altre forme o animali – con tanti buchi di forma diversa e i relativi pezzi da inserire correttamente.

Con questo gioco, semplice e utilissimo, il bambino mette alla prova tante abilità: infilare il pezzo nel relativo buco sviluppa il riconoscimento dello spazio e mostra il principio di causa-effetto (la forma entra nel buco giusto). Chi ama il fai-da-te può creare diverse tipologie di incastri con oggetti di uso quotidiano usando, per esempio, vasetti di yougurt e cartoncino robusto per ottenere delle sagome.

Dov’è il nonno?

Con le foto di famiglia – possibilmente plastificate, così sono più resistenti – potete proporre una simpatica, e semplificata versione, del classico memory. In base all’età del bimbo, aumentate il numero di immagini (iniziate con 5-6), mostratele una volta, poi capovolgetele e chiedete: “Dove è la nonna?”, “E lo zio?”, “E tu dove sei?” e il bimbo dovrà ritrovarle. Naturalmente, vanno bene anche altre immagini, per esempio, oggetti noti al bimbo che potete ritagliare, incollare su cartoncini e plastificare.

Una alternativa, più difficile, è quella di preparare immagini dedicate alle coppie di animali, mamma e cucciolo, su carte diverse, (tipo mucca e vitellino, gallina e pulcino, gatta e gattino). In questo caso, fatele osservare al bimbo, giratele dopo qualche minuto e chiedete di ricomporre la coppia. Anche nella sua interpretazione casalinga è un valido gioco per sviluppare la memoria visiva.

Centra la gamba

Per un bimbo capire che il suo corpo ha due lati simmetrici, destro e sinistro (chiamata dagli esperti lateralità) è una conquista lunga e complessa: inizia intorno ai primi mesi di vita e si conclude intorno ai 6-8 anni. Ogni bimbo scopre col tempo il suo lato dominante, cioè quello con cui è più a suo agio (a seconda che sia destrorso o mancino), e non va mai contrastato. Ma è importante aiutare il bambino a diventare sempre più consapevole delle 2 parti del corpo.

Un gioco divertente per farlo è usare un cerchio-anello di circa 15 cm – che potete ottenere ritagliando il cartone di una torta – e una sedia capovolta. Chiedete al bimbo di lanciare l’anello, una volta con la destra e una con la sinistra, intorno a una gamba della sedia. Per aumentare la difficoltà, potete tracciare una linea per terra e stabilire quanti tiri devono andare a segno in un tempo prefissato.

A me gli occhi

Ecco un gioco piuttosto semplice ma utilissimo per migliorare la capacità di attenzione del bimbo. È infatti una facoltà che si sviluppa con il tempo e l’esercizio ed è essenziale per il futuro apprendimento. Sedetevi di fronte a lui e invitatelo a ripetere tutti i gesti che fate voi. Potete, per esempio, chiudere a aprire le mani, salutare, dare dei colpetti sulle ginocchia, muovere la testa in alto e in basso… Cambiate la sequenza e per rendere il gioco più eccitante (e difficile in termini di concentrazione), aumentate la velocità.

Attività dai 2 ai 5 anni

queste attività sono state proposte qui da Marina Marzulli

Farsi aiutare nei lavori domestici

Questa è la base. Non bisogna inventarsi nulla e i bambini sono entusiasti di partecipare. Potremmo dire che è un’attività montessoriana (e lo è) ma è anche quanto di più semplice e alla portata di tutti. Molte attività di pulizia, inoltre, portano a un allenamento della motricità fine. Ad esempio stendere i panni usando le mollette, spruzzare acqua o detergenti col diffusore, riordinare i calzini spaiati, apparecchiare.

Cucinare insieme

Anche questa è una attività di imitazione molto amata. Si può iniziare prestissimo, anche prima dei due anni. Ognuno modulerà le attività in base all’età e alle competenze del bambino, sempre con l’accortezza di “lasciare andare” (se cade un po’ di farina per terra, pazienza) e di non essere ansiosi.

È un ottimo modo per insegnare al bambino il concetto di pericolo e le conseguenze delle proprie azioni, senza fargli correre rischi eccessivi: se qualcosa è caldo ci scotta, se qualcosa cade si rompe, se qualcosa taglia possiamo farci male. Per questo la Montessori fa usare al bambino piatti di ceramica e bicchieri di vetro. I piccoli sono in grado di fare attenzione, e sarete sorpresi di vedere che non rompono le stoviglie degli adulti.

In questo modo possiamo insegnare ai bambini come spremere un’arancia, schiacciare le patate con la forchetta o persino tagliare. Ovvio, daremo un coltello con punta arrotondata (come le famose forbicine) e poco tagliente, ma sarà lo stesso un coltello “vero”. L’accortezza è dare del materiale morbido e facile da tagliare, come la banana o l’uovo sodo. Se poi parliamo di bambini più grandi, è bello provare a seguire insieme un’intera ricetta (come fare le polpette o impastare gli gnocchi, come racconta Lara).

Infilare

Si può fare con lo spago, certo, ma anche in tanti modi alternativi. Molto carino, per i più piccoli, infilzare degli spaghetti in una pallina di pongo e poi completare il tutto infilando un altro tipo di pasta (ditaloni o ditalini, maccheroni, penne) negli spaghetti.

Per i più grandini (4-5 anni) può essere questo il momento giusto per imparare ad allacciarsi le scarpe! È un’abilità che purtroppo molti bambini che frequentano la scuola primaria ancora non posseggono, come denunciava Rossella Fracchiolla, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva in questo articolo. Ci si può esercitare direttamente con la scarpa, magari senza infilarla, oppure costruire un modellino di cartone dove infilare lo spago.

Pitturare con materiali alternativi

Una volta che si dispone di colori a tempera o a dito, si può fare praticamente ciò che si vuole. Ad esempio dipingere utilizzando vecchi spazzolini da denti oppure spugne. O ancora creare degli stampini usando la verdura tagliata (non c’è bisogno di buttare nulla, si può utilizzare la parte del cespo dell’insalata che di solito si elimina).

Per chi ha più manualità, creare dei pennelli giganti utilizzando come manico il rotolo finito della carta alluminio e applicandovi a una estremità con la colla a caldo gommapiuma o tappi di sughero (in questo caso avremo una sorta di mega stampo). Un’altra idea molto creativa è utilizzare la pellicola di plastica per alimenti come “tela”. Bisogna tenderla fra due sedie e fare diversi passaggi, così il bambino proverà a dipingere su un supporto trasparente.

Lavagna luminosa homemade

Qualcosa di leggermente più impegnativo, ma di sicuro effetto. La pedagogia “Reggio Children” (per citare altre fonti autorevoli oltre alla Montessori) dà particolare valore all’esplorazione della luce da parte dei bambini, e la lavagna luminosa è un ottimo esempio. Un gioco adattissimo ad essere svolto in casa, nella penombra.

In sintesi: si tratta di costruire una scatola, metterci dentro una luce (torcia, lucette di Natale non intermittenti, anche lampada da tavolo, se creiamo un buco dove possa passare il filo della corrente) con un coperchio trasparente coperto di carta da forno, che è ideale per creare una luce più diffusa. Si può utilizzare una grande scatola di plastica, oscurando le pareti laterali, oppure una di legno cui sovrapporre una lastra di plastica (anche qui: su internet trovate tante soluzioni pratiche).

Perché tutta questa fatica? Se mettiamo sullo schermo della nostra lavagna luminosa della farina (meglio ancora quella gialla da polenta) creeremo uno spettacolare monitor per disegnare con le dita. Eventualmente si può provare con altre consistenze (come la schiuma da barba, se il bambino è abbastanza grande da non mangiarla) e magari dei colori.

Attività per bimbi dai 3 anni in su

queste attività sono proposte qui 

Baule dei travestimenti

Se non l’avete ancora, è arrivato il momento di creare un baule dei travestimenti da cui i bambini potranno attingere in ogni momento per mascherarsi, creare storie e personaggi. Non per forza all’interno ci devono essere veri e propri costumi di carnevale, vanno bene anche occhiali da sole, cappelli di vario tipo, camicie, maglioni larghi, magliette colorate di mamma e papà, grembiuli da cucina, ecc.

Origami

I bambini che hanno una buona manualità possono trovare divertente dedicarsi alla creazione di origami fatti di carta. Qui trovate alcuni suggerimenti utili.

Giochi da tavolo

E’ il momento di riscoprire i vecchi giochi da tavolo e magari anche di inventarne di nuovi. Qui trovate i giochi da tavolo più adatti per i più piccoli (2-4 anni), mentre in quest’altro articolo quelli adatti ai più grandicelli.

Leggere ma anche inventare storie

Ogni giorno leggete qualche libro ai vostri bambini o invitate a farlo da soli, se ne sono già capaci. Un’attività piacevole può essere anche quella di inventare storie magari con l’aiuto di un dado in cui, su ogni facciata, vi sia il disegno di un personaggio o di un luogo  (se non si hanno disponibili quelli già pronti si possono facilmente creare a casa). Tirandolo si dovrà inventare una storia partendo dal personaggio o luogo che è uscito come spunto iniziale. A giro con fratelli o genitori si andrà avanti nella storia inserendo sempre nuovi luoghi o personaggi ogni volta che si tira il dado.

Attività montessoriane

Per intrattenere al meglio i bambini più piccoli a casa ci vengono in aiuto anche alcune attività montessoriane come:

Esperimenti

Questo potrebbe essere il momento giusto per fare un simpatico esperimento con i propri bambini per far capire loro l’importanza di lavarsi le mani. Segui quello che ha fatto questo papà scienziato con sua figlia. 

 

“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza. 

Aiuta anche tu l’ospedale di Mantova con una donazione – Combattiamo insieme l’emergenza sanitaria Coronavirus

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Perché donare

Non credo servano molte spiegazioni. L’emergenza è seria e reale.

Non bisogna pensare di essere immuni o che non possa capitare qualcosa ad un nostro genitore, a nostro figlio, ad un nostro amico. Non solo nell’ambito del Coronavirus, ma per qualunque esigenza che richieda cure mediche.

La sanità è in sofferenza e anche tu, come me e come tutti, puoi essere di aiuto.

I soldi hanno una destinazione certa e sicura, quindi non ci sono scuse.

La raccolta fondi su GoFundMe organizzata da Valentina Tomirotti per l’ospedale Poma

Aiutiamo l’Ospedale di Mantova a combattere l’emergenza sanitaria del Coronavirus con una piccola donazione!

“L’Ospedale di Mantova “C. Poma” in queste settimane è il punto di riferimento per l’epidemia Coronavirus che sta interessando il nostro territorio. I continui casi giornalieri mettono in difficoltà il sistema sanitario ed è arrivato il momento di aiutare concretamente chi sta salvando vite e si sta occupando dei malati.

Come cittadina mantovana, attraverso la mia Associazione, voglio rendermi utile e chiedo il vostro aiuto per partecipare a questa raccolta fondi per supportare il grandissimo lavoro che stanno portando avanti medici, infermieri e personale sanitario per contrastare questa epidemia.

L’Ospedale C. POMA ha bisogno del nostro aiuto, qualsiasi donazione è importante per diminuire l’affanno in cui ci troviamo.
Anche una piccola donazione può fare la differenza: i fondi raccolti saranno direttamente devoluti all’Ospedale (che è a conoscenza di questa iniziativa)”.

Tutti possiamo fare qualcosa:
doniamo anche solo 5€;
– stiamo a casa rispettando il Decreto ministeriale;
– adottiamo comportamenti responsabili e preventivi divulgati dal Ministero della Salute per non creare ulteriore contagio;

Se si vuole, è possibile effettuare anche un bonifico bancario:

IBAN IT06A0538757820000003098257

Causale: “Emergenza Coronavirus POMA”

INSIEME CE LA FAREMO!
#stiamoacasa

Il post sul profilo Facebook per lanciare la raccolta fondi

Quotidianamente vi racconto cos’è questa epidemia #coronavirus vissuta da una delle “zone rosse”.
Non voglio essere più solo una voce che racconta, ma voglio fare qualcosa di concreto per la mia città e ho deciso di fare l’unica cosa che sono in grado di fare nell’immediato: alzare la mano e chiedere aiuto per supportare il nostro ospedale.
Ho attivato una raccolta fondi per sostenere il nostro ospedale “Poma” di #Mantovagf.me/u/xqaxqm
Come cittadina mantovana, voglio rendermi utile e chiedo il vostro aiuto per partecipare a questa raccolta per supportare il grandissimo lavoro che stanno portando avanti medici, infermieri e personale sanitario per contrastare questa epidemia.
Per dire Grazie e per contribuire a supportare l’affanno sanitario di questo momento, c’è bisogno di tutti Noi.

Restiamo a casa e doniamo!
#fermiamoloinsieme
#perdire

L’associazione “Pepitosa in Carrozza” di Valentina Tomirotti

L’Associazione “Pepitosa in carrozza” – come si legge nella presentazione del progetto – nasce nell’agosto del 2019, dall’idea di Valentina Tomirotti, giornalista mantovana e attivista del mondo della disabilità comunicato fuori dagli schemi. Pepitosa in carrozza nasce come conseguenza di un’esigenza di aver fame del mondo, ma di odiare le sorprese delle barriere architettoniche, di avere un unico contenitore di notizie turistiche che riguardano gli
itinerari, le strutture ricettive e di accoglienza, gli eventi, i mezzi di trasporto per raggiungere il luogo.
Pepitosa in carrozza si occupa di garantire un racconto continuo sulla realtà dei fatti per non avere sorprese di accessibilità in giro per il mondo.
Grazie a questa Associazione, la promozione turistica potrà aprirsi a nuovi canali di comunicazione e raggiungere ogni utente.

LA MISSIONE
Ci siamo posti come obiettivo quello di diventare un punto di riferimento del turismo accessibile per chi ha una disabilità motoria e vive in carrozzina.
Mapparemo il territorio sull’accessibilità e creeremo guide turistiche scaricabili sul proprio smartphone.

OBIETTIVI
+ Ogni anno vorremo compiere 3 viaggi da raccontare, da trasformare in guide turistiche;
+ Attraverso l’uso della Pepitosa mobile, programmare uno streaming itinerante che racconti il luogo
attraverso le persone che vogliono salire a bordo per diffonderlo;
+ Creare un incontro pubblico sul tema del turismo accessibile coinvolgendo gli studenti.

FAI UNA DONAZIONE ALL’OSPEDALE CARLO POMA DI MANTOVA