Guia Rima, donna da seguire su Instagram per amarsi e piacersi di più

Guia Rima, donna da seguire su Instagram per amarsi e piacersi di più

Quanto è importante scegliere chi seguire sui social?

Moltissimo.

Ecco perché ti suggerisco di seguire su Instagram Guia Rima.

(Avviso subito: in questo periodo ha il profilo privato, ma puoi mandarle un messaggio e presentarti, proprio come faresti se dovessi entrare in casa di qualcuno che ancora non conosci).

Guia Rima e sua figlia Zoe

Guia con sua figlia Zoe

Guia Rima

No. Non è una delle tante influencer pronte a sfoggiare ogni giorno una foto colma di #ad e mostrarti costantemente una vita patinata e perfetta, portandoti a metterti a confronto con una realtà inesistente.

Guia è una professionista che lavora nel marketing, ha una figlia di nome Zoe ed una community a cui parla di sé stessa senza mai fingere, e di body routine, skin care, social media, psicoterapia, attualità, sesso. La sua “rubrica hot” del lunedì rompe innumerevoli tabù, restituisce consigli, offre nuovi punti di vista.

Guia Rima e sua figlia Zoe

Social e realtà

Chi ancora dice – e magari ne è davvero convinto – che i social non siano la realtà, sbaglia. Sarà per mia deformazione professionale e per il fatto che lavorando nel mondo della comunicazione ho contatti con i social anche dal “dietro le quinte”, ma voglio proprio farti riflettere su questo aspetto.

La cosa vera è che attraverso i social vedi soltanto ciò che la persona che si trova dall’altro lato dello schermo vuole farti vedere e credere della propria vita, e questo non devi dimenticarlo mai.

I social sono però ad oggi una parte integrante della quotidianità di ciascuno di noi, e quindi a tutti gli effetti fanno parte della realtà che vivi.

Segui le persone giuste

Ecco perché credo sia davvero fondamentale anche per te fare una scelta accurata delle persone da seguire ogni giorno e da cui farti in qualche modo influenzare in piccole o grandi cose.

Da un prodotto da acquistare, ad una riflessione sull’attualità, alla condivisione di un’esperienza, al racconto di qualche esperienza professionale o personale…

mamme da seguire su Instagram

Una regola che diventa ancora più importante per donne e mamme.

Noi donne – sì, ovviamente capita anche a me – in molti casi ci sentiamo in difetto, ci sentiamo sole in qualcosa, non all’altezza e mai abbastanza.

Guia: esempio costruttivo e positivo

Guia è un esempio di come ci siano persone che utilizzano il potente strumento di Instagram in modo consapevole e positivo. Per essere veramente e sinceramente di aiuto a qualcun altro.

Non pubblica contenuti sempre e per forza ma solo quando ha qualcosa di valido e concreto da dire e scrivere. Si mostra anche nelle giornate “no”, riflette cento volte prima di condividere lati strettamente privati e risponde ad ogni follower con il massimo rispetto.

Quando parla di sua figlia lo fa senza forzare nulla, coinvolgendo Zoe quando è lei stessa a chiederlo e raccontando nel modo più naturale possibile le sfaccettature dell’essere mamma.

Seguire Guia significa imparare “ad amarsi e piacersi di più”, come annuncia la bio del suo profilo.

Una promessa che lei mantiene senza dubbio.

Guia Rima

 

Una nota conclusiva nel caso in cui te lo stessi chiedendo: sono una sua semplice follower e ho voluto scrivere questo pezzo perché per me è una delle persone più costruttive che esistano su Instagram e credo lo sarà anche per te.

Elena Caracciolo giornalista ufficio stampa consulente comunicazione gestione social e siti Mantova Elena Caracciolo – Sono giornalista pubblicista, freelance, mi occupo di comunicazione ed uffici stampa per privati, enti pubblici, aziende e associazioni di volontariato, dalla consulenza alla strategia, gestisco siti web e social e sono ideatrice di progetti rivolti a donne e mamme. 

Clicca QUI per sapere cosa posso fare per te!

Il post parto: la mia esperienza e l’intervista alla psicologa

Il post parto: la mia esperienza e l’intervista alla psicologa

Come ti sei sentita subito dopo il parto?

Se questa domanda venisse fatta a me, risponderei “mi sono sentita crollare il mondo addosso”. Ero totalmente innamorata della mia creaturina, ma allo stesso tempo anche totalmente spaventata. Nei giorni successivi al parto ho provato una infinità di emozioni e stati d’animo contrastanti. Oscillavo tra la piena felicità e la paura di non essere all’altezza di prendermi al meglio cura di quell’esserino così piccolo ed indifeso.

Anzi, avevo tantissime paure. Non ero preparata a farci i conti. 

Sono sempre stata circondata da immagini di neomamme da subito capaci, sicure, decise. Invece io, se potevo descrivermi in quei termini come donna prima della gravidanza, nei primi giorni da mamma ero l’opposto.

Ho pianto. Ho pianto davvero tanto e spesso senza ben sapere perché. O meglio, non avevo tempo di fermarmi a capirne il motivo e razionalizzare la situazione. Le prime settimane (anche mesi) con un neonato la vita non è facile. Faccio un esempio: il mio più grande terrore è quello di prendere un aereo, eppure c’è stato più di un momento in cui avrei preferito essere in alta quota che dovermi confrontare con la nuova condizione emotiva che stavo affrontando.

In alcuni momenti mi sono sentita trasparente. Mi sono sentita una specie di robot che doveva rispondere ad ogni bisogno della creaturina – ed i bisogni di un neonato sono a ciclo continuo – Non riuscivo più a vedere me come persona, oltre la mamma che ero diventata. A questo aggiungiamo che gravidanza e post parto sono un po’ il Gardaland degli ormoni e che nemmeno lo stravolgimento fisico – prima e dopo – è di conforto.

Non sapevo se tutto ciò fosse normale, perché mi sembrava che quasi tutte le altre mamme avessero ben chiaro cosa fare. Poi però ho capito che molte fingevano. Sì, perché ammettere di essere fragili non è così scontato. A chiedere aiuto serve coraggio, in una società che vuole le donne e mamme perfette.

Oggi mia figlia ha 7 mesi e mezzo. Oggi, se ripenso a quelle prime settimane, ripenso anche a quando in ospedale avevo chiesto di poter vedere come si cambiasse un pannolino e sorrido. Oggi faccio cose che in quelle prime settimane credevo non avrei mai saputo imparare e questo capitolo merita proprio un articolo a parte. Oggi ho capito che in realtà nulla è da imparare, perché ciò che appare complicato diventa semplice passo dopo passo, in maniera naturale. Oggi so che la mamma perfetta non esiste e che quindi certo non devo esserlo io. Oggi riesco a mia volta ad essere di supporto a chi sta per diventare o è appena diventata mamma.

Oggi, ancora di più, voglio ricordare quanto sia importante non sentirsi sbagliate, chiedere una mano quando serve e prendere quella di qualcuno che vuole tenderla a noi.

La psicologa psicoterapeuta Rachele Sassi ha risposto alle mie domande sui temi delicati e complessi del post parto. Qui sotto trovi la sua intervista.

Rachele Sassi psicologa psicoterapeuta

Rachele Sassi

Quanto incide a livello psicologico un evento stravolgente come il parto?

La maternità costringe ad una nuova rappresentazione di sé, all’acquisizione di nuove abilità, e soprattutto all’accettazione di un cambiamento che sarà permanente.

Per tutto il periodo dell’attesa la donna attraversa una fase di transazione da donna a madre, che porta ad una ridefinizione della propria identità e di quella della coppia.

L’esperienza del parto è considerata come un’esperienza potenzialmente traumatica, per il carico emozionale, lo stress, il timore per il dolore fisico e per la salute del nascituro.

Il momento del parto definisce un taglio netto tra un prima che non potrà tornare ed un dopo che è completamente nuovo e carico di timori, che possono sfociare in vissuti ansiosi. Anche l’andamento del parto, eventuali problematiche insorte e la gestione del periodo immediatamente dopo il parto, possono rendere l’evento più o meno traumatico.

La pandemia che stiamo vivendo costituisce inoltre un elemento di rischio per le future mamme e le neo mamme, di provare vissuti di ansia, depressione e vissuti di inadeguatezza.

Quale differenza c’è tra il parlare con un amico e il rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta?

Per una neomamma poter avere una rete di supporto è elemento fondamentale per il proprio benessere: compagni, famigliari, amici contribuiscono a non farla sentire sola in questo momento così delicato.

Tuttavia diventare genitori è una fase di passaggio che determina una rivisitazione della propria vita, può mettere in crisi la visione di sé e portare delle modifiche nel proprio modo di vedere e relazionarsi con la famiglia e con il compagno, mettere in dubbio sicurezze e scelte lavorative, generare delle modifiche nelle proprie priorità.

Parlare con un amico o un’amica porta ad uno sfogo e ad un immediato benessere, in molti casi.

Un percorso psicologico invece è la possibilità di imparare a gestire stress, ansia, depressione o altre emozioni tipiche del post partum e dei primi tempi con il bambino piccolo, di rivedere la nostra storia per stabilire un legame di attaccamento più solido con il piccolo, accrescere la nostra autostima come mamma, partendo da una ridefinizione dei rapporti con la famiglia da cui proveniamo.

Uno dei benefici più importanti di un percorso psicologico individuale o nel gruppo di mamme, è quello di apprendere che i propri vissuti negativi, o le emozioni di sconforto o tristezza, sono assolutamente normali e condivisi da altre mamme.

Perché è importante chiedere l’aiuto di un professionista?

Le mamme in attesa hanno spesso delle aspettative che sono deformate dall’immagine stereotipata della maternità in cui tutto viene dipinto come facile, bello, positivo.

I primi tempi con un bambino possono essere molto difficili: difficoltà con l’allattamento, notti insonni, tono dell’umore basso, irritabilità portano le neo mamme a sentirsi sbagliate e a dubitare delle proprie capacità di mamma.

Spesso mi sento chiedere: perché non sono felice? Se piango allora non voglio bene al mio bambino? È importante che le mamme si sentano delle buone mamme e che siano rassicurate circa i loro momenti difficili, le emozioni spiacevoli, il pianto.

Un professionista accoglie, rassicura e normalizza i vissuti delle mamme e fa un importante lavoro di prevenzione, aiutando la mamma ad acquisire fiducia in sé e ad instaurare dunque un buon rapporto con il proprio bambino. Il benessere della mamma è prerequisito fondamentale per il benessere psicofisico del bambino.

Quali sono i segni più frequenti della depressione post parto?

Dopo il parto la maggior parte delle donne vive alcune giornate di lieve e transitorio disturbo emozionale (in genere a partire dal terzo al quinto giorno). Si tratta di una condizione fisiologica causata da una brusca caduta di ormoni dopo il parto.

Questa condizione si chiama Baby Blues, o Maternity blues. È del tutto normale che in queste settimane iniziali una donna manifesti frequenti sbalzi d’umore e crisi di pianto. Inoltre, questi momenti sono accompagnati anche da ansia, dubbi e preoccupazioni insistenti che possono riguardare la salute del bambino e la sua sopravvivenza.

Quando queste situazioni non si risolvono spontaneamente possono evolvere in Depressione Post Partum. I sintomi più comuni sono sentimenti intensi di incompetenza, tristezza, vergogna, collera, con difficoltà nel sonno e calo dell’appetito. Talvolta possono essere presenti pensieri insistenti di fare del male al bambino o di farlo cadere.

Perché capita che una coppia attraversi un momento di crisi con la nascita di un figlio?

La nascita di un figlio rappresenta una sorta di spaccatura con la vita precedente. Si riattivano dinamiche non elaborate del rapporto con la propria famiglia di origine, ci si sente impreparati nel nuovo ruolo di genitore, messi da parte dal compagno o dalla compagna, stanchi e privi di spazi personali.

Tutte le coppie necessitano di un tempo per metabolizzare questo stravolgente cambiamento e per ridefinire nuovi confini e nuovi modi di essere coppia, oltre che genitori.

È come se ogni coppia potesse essere rappresentata da un insieme, che contiene i due insiemi, io e tu, ognuno con i propri spazi e interessi individuali. Con l’arrivo del bambino si amplia l’insieme Famiglia, pertanto si crea un insieme più grande (la triade mamma, papà, bambino) ma non deve sparire il sottoinsieme Coppia.

Coltivare un’identità di coppia, con progetti, spazi, pensieri e interessi da condividere è fondamentale per continuare ad essere due, pur diventando tre (o quattro). È necessario anche prendere consapevolezza che, soprattutto nei primi mesi, i bisogni del neonato si impongono con forza e assorbono grossa parte delle energie di ciascuno, lasciando pertanto meno risorse per il resto. È una fase transitoria, in cui si può imparare a godere dei nuovi tempi a tre, dopo aver elaborato una sorta di lutto per la perdita della condizione esclusiva di coppia.

In che modo un percorso di psicoterapia può essere di aiuto?

Un percorso di psicoterapia può essere inteso come un percorso individuale, rivolto alla neomamma, qualora ci siano nodi difficili della propria storia relazionale passata o traumi da risolvere, per ritrovare la serenità nel ruolo di mamma.

Oppure può essere inteso come percorso di psicoterapia per la coppia, per ritrovarsi dopo lo sconvolgimento dell’arrivo del figlio. Gli obiettivi della psicoterapia possono essere molteplici, a seconda della situazione e della domanda di quella persona o di quella coppia. In generale ci si prefigge di ritrovare un più ampio benessere psicofisico, di trovare nuovi modi per gestire le emozioni e la comunicazione, di rinforzare la propria autostima. Stare bene con sé stessi ed avere fiducia nelle proprie risorse ci porta a sviluppare uno stile di attaccamento sicuro con il nostro bambino, che a sua volta crescerà più fiducioso verso sé stesso ed il mondo esterno.

In questo delicato momento è possibile fare incontri individuali, mentre sono ancora sospesi i percorsi di gruppo.

 

Ringrazio Rachele Sassi per l’idea e per il prezioso contributo a questo articolo.

“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza.

Coronavirus e bufale

Coronavirus e bufale

  • Quali persone sono più portate a credere ad una fake news? Quali sono i risvolti psicologici?
  • Come riconoscere una bufala da una notizia vera? Come evitare di diffonderla?

Le risposte non sono affatto banali. Le domande sono quelle a cui ho cercato di rispondere insieme alla psicologa psicoterapeuta Rachele Sassi, che ha avuto l’idea di scrivere questo articolo a quattro mani.

Rachele Sassi psicologa psicoterapeuta

Rachele Sassi

Il tema è attualissimo ed è quello delle bufale.

Ti è mai successo di credere ad una notizia falsa?

La dottoressa Sassi ha trattato il lato dei risvolti psicologici causati dal fenomeno delle fake news, mentre io mi sono occupata del decalogo – lo trovi in fondo all’articolo – per riconoscere una notizia falsa ed evitarne la diffusione.

Nella situazione di emergenza che stiamo vivendo a causa del Coronavirus, una delle cose da NON fare per evitare l’alimentarsi di stati d’animo come ansia e panico, è farsi ingannare dalle notizie false – le bufale – e diffonderle.

Informarsi in modo corretto è fondamentale.

Ognuno può contribuire a limitare la divulgazione di fake news, che in momenti di difficoltà generale non fanno altro che aumentare il malessere e creano confusione.

Ci troviamo in una condizione di Infodemia: cos’è?

In questo periodo di emergenza Covid-19 sempre più persone si mettono alla ricerca di informazioni e aggiornamenti rispetto all’emergenza che stiamo vivendo, consultando con maggiore frequenza i social. Sarà capitato anche a te.

Testate giornalistiche, siti istituzionali e pagine personali scorrono una di seguito all’altra sulla bacheca, senza che sia possibile, in un primo momento, distinguerle.

Siamo in una condizione di Infodemia. Ovvero – come da definizione Treccani – di circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi per le difficoltà di trovare fonti attendibili.

La nostra mente è continuamente stimolata da una gran mole di parole e immagini. In una successione così rapida, che è difficile rimanere indifferenti.

Il processo emotivo

Ciò che scorre sotto i nostri occhi viene registrato con grande rapidità. Ancor prima di riuscire a chiederci se ciò che leggiamo sia vero oppure no, il nostro cervello ha già processato emotivamente quanto letto, scatenando una reazione diversa per ciascuno di noi. Stupore, paura, angoscia, allarme.

In genere la maggior parte delle persone è in grado di andare oltre all’impatto emotivo di quanto legge, ed attivare una via cognitiva di processamento dell’informazione.

Ciò consente di approcciarsi alla notizia in maniera critica, trovando spiegazioni in grado di rassicurare se stessi. – (Non è una fonte attendibile, è solo un’opinione, è palesemente falso, ecc) –

Consente anche di mettere in atto azioni in grado di contrastare la prima ondata emotiva. – (Vado a cercare in rete conferme o smentite di quanto letto).

Ecco chi rischia di essere più attratto da una bufala

Se siamo fortemente stressati o spaventati, difficilmente avremo le energie per dubitare, verificare, fare riflessioni. Pertanto non andremo oltre al primo impatto emotivo. La convinzione di aver trovato la verità ci porterà a condividere l’informazione in maniera compulsiva.

La condivisione con gli altri è un atto che ci consente di scaricare le emozioni spiacevoli scatenate da quella lettura. Una sorta di rito per alleggerire la nostra mente e abbassare il livello di stress.

Quali conseguenze comportano a livello psicologico le fake news

Le fake news sono come un virus che si diffonde attraverso le paure delle persone. Amplificano il bisogno di trovare risposte in grado di diminuire l’ansia. Si nutrono dell’incertezza e del bisogno di riferimenti certi, e mai come ora trova terreno fertile nelle nostre vulnerabilità.

Ci sono alcuni aspetti psicologici a medio e lungo termine.

La ruminazione mentale (rimuginio), i pensieri ossessivi, l’insonnia, il panico, la rabbia.

Diffondere le bufale amplifica la portata di questi sintomi nella comunità, alimentando il diffondersi di altre notizie simili e facendo da cassa di risonanza a sintomi psicopatologici. Vengono colpite soprattutto le persone più fragili e spaventate.

Il decalogo per riconoscere una bufala ed evitarne la diffusione

  • 1 VERIFICA LA FONTE

Approfondisci la provenienza della notizia che stai leggendo, chiediti ad esempio se il sito web (oppure la pagina Facebook o di altro social..) è attendibile, controlla con attenzione il link.

  • 2 CERCA FONTI ATTENDIBILI

Informati tramite siti web e canali di Organi ufficiali ed Istituzioni, ad esempio il sito web del Governo.

  • 3 VERIFICA QUANDO È STATA SCRITTA LA NOTIZIA

Controlla che la data di pubblicazione della notizia che stai leggendo sia recente.

  • 4 NON FERMARTI AL TITOLO

Prenditi un momento e leggi il testo fino in fondo, senza farti ingannare dal titolo sensazionalistico acchiappa-click.

  • 5 CERCA INFORMAZIONI SU CHI SCRIVE

L’autore della notizia potrebbe non essere esperto del tema e nemmeno un giornalista.

  • 6 FAI UNA SECONDA RICERCA

Tieni a mente che le bufale sono costruite apposta per attrarre chi legge, quindi vai su Google e cerca se la notizia che stai leggendo è una bufala/fake news, in modo da avere una ulteriore conferma.

  • 7 FATTI VENIRE DEI DUBBI

Poniti delle domande in merito a quello che stai leggendo, chiediti come mai ti ha attirato più di altri, se può essere vero o se in quel momento ti fa comodo crederci, ad esempio perché cercavi una risposta che non trovavi da altre parti.

  • 8 NON DIFFONDERE NOTIZIE DI CUI NON HAI CERTEZZA

Evita di condividere e divulgare link, articoli, foto, video, messaggi, messaggi vocali, se non hai la certezza che si tratti di notizie vere, provenienti da fonti attendibili e verificate.

  • 9 SEGNALA LE BUFALE

Quando trovi una fake news/notizia falsa, segnalala con i sistemi che mettono a disposizione i social, oppure nel caso di whatsapp rispondendo a chi te l’ha inviata chiedendo di interromperne la diffusione.

  • 10 RICORDA CHE IL TUO RUOLO È IMPORTANTE

Anche il tuo contributo è fondamentale per evitare la circolazione di bufale, quindi tieni a mente di avere una responsabilità e considera con attenzione tutti i punti sopra prima di agire.

-> CONSULTA QUI LA PAGINA WEB UFFICIALE DEL MINISTERO DELLA SALUTE CON LE PRINCIPALI BUFALE IN CIRCOLAZIONE SUL CORONAVIRUS 

-> CONSULTA QUI LA PAGINA WEB UFFICIALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ CON I NUMERI DELL’EMERGENZA CORONAVIRUS AGGIORNATI

 

Colgo l’occasione per ringraziare chi aveva partecipato alla raccolta fondi per l’ospedale Carlo Poma di Mantova. Ne avevo parlato QUI.

Ringrazio Rachele Sassi per l’idea e per il prezioso contributo a questo articolo.