Dalila Coato, l’ostetrica online e a domicilio

Dalila Coato, l’ostetrica online e a domicilio

Scegliere con attenzione chi seguire sui social è fondamentale.

Lo dico e lo scrivo ogni volta che posso.

A maggior ragione quando si tratta di tutti quegli argomenti che gravitano intorno all’essere donna, mamma, futura mamma.

La confusione nella realtà dell’online è tanta e può essere facile inciampare in un consiglio sbagliato di qualche professionista improvvisato.

Per questo nel mio piccolo cerco di coinvolgere, ogni volta che ne ho l’opportunità, esperte di quei settori che riguardano la femminilità e la maternità nel più ampio senso del termine.

Dalila Coato ostetrica a domicilio e online corso pre parto online consulenze per mamme

Ho conosciuto l’ostetrica Dalila Coato su Instagram quando ero già diventata mamma della mia Beatrice e uno dei primi pensieri è stato “Peccato averla scoperta così tardi!”.

L’ho contattata per chiederle un’intervista, perché credo fortemente nell’importanza di valorizzare, dare spazio e voce a chi ogni giorno utilizza i propri canali social per condividere contenuti davvero validi. Con amore, passione, disponibilità, mettendo a disposizione competenze e professionalità.

Già lo scorso anno nell’articolo che puoi leggere cliccando qui avevo raccontato ciò che c’è dietro la figura dell’ostetrica. Nell’immaginario comune spesso legata solo a gravidanze e nascite, e invece immensa fonte di supporto, informazione, aiuto per ogni fase della vita di una donna.

Qui sotto trovi l’intervista che ho fatto a Dalila.

L’ostetrica che ti auguro di poter avere accanto (a domicilio, oppure online) perché ti darà la giusta dose di fiducia in te stessa per affrontare qualsiasi cosa.

Dalila Coato ostetrica a domicilio e online

Dalila Coato

Quali sono le differenze sostanziali tra la figura professionale dell’ostetrica e quella del ginecologo?

La differenza è sostanziale, perché parte dal desiderio che ha avuto quella persona in origine di formarsi.

Quando si sceglie il percorso per diventare medico oppure ostetrica, lo si fa con un obiettivo: sostenere la trasformazione nella sua fisiologia, quindi accompagnarla e supportarla con competenze ostetriche oppure con l’intento di guarire e curare una patologia. L’obiettivo professionale è diverso e viene rafforzato dalla formazione, che è quella che ci da’ gli occhiali per leggere una realtà.

Alle ostetriche vengono messi gli occhiali della fisiologia, per sapere riconoscere gli eventuali segnali della salute della mamma o i fattori di rischio che possono poi riportare ad un medico. Il medico invece mette gli occhiali della patologia e nella stessa donna che l’ostetrica vede una condizione di salute il medico vede quell’esame con l’asterisco.

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Per l’ostetrica uno strumento fondamentale è quello di entrare in relazione con la mamma. Cosa a cui teniamo moltissimo e che ci permette di muoverci con sicurezza senza esagerare con gli esami e senza iper controllare la gravidanza.

Per me è importantissimo far passare il messaggio che la mamma è l’esperta di sé stessa in primis ed è l’esperta del suo bambino o della sua bambina quando ancora deve nascere. Mamma e bambino sono in relazione 24 ore su 24 fin da quando quella vita è stata concepita e non si può far finta che questo non esista. A volte ci si si dimentica che i protagonisti sono la mamma, la coppia e la vita che verrà.

In che modo un’ostetrica può aiutare la donna in diverse fasi della vita e non solo in quelle legate alla gravidanza?

L’ostetrica già dal menarca può essere la figura di riferimento per una ragazza che diventa donna. Si tratta di una professionista che si dedica anche ad accompagnare ragazze, mamme e l’intera famiglia nel passaggio che c’è tra la pubertà e la vita da donna.

Nella maternità l’ostetrica trova l’espressione dei suoi saperi fin dal momento pre concenzionale in cui si pensa ad un figlio, o addirittura già da quando ci si chiede se pensare ad un figlio e si vuole avere un confronto con un professionista. La disinformazione è tanta e molte donne hanno dei dubbi anche prima di arrivare a dire “proviamoci”.

Sul suo profilo Instagram informa in modo concreto e professionale affinché ci sia sempre più consapevolezza su gravidanza e parto. Quanto è importante essere un valido punto di riferimento sui social, vista la tanta disinformazione che circola?

Nel momento in cui ci si inserisce in un social per alcune persone è difficile, da utenti, capire la differenza dell’interlocutore. Io tengo tanto ad inserire spesso le linee guida e portare riferimenti Ministeriali. Le mamme e i papà solo osservando chi fa riferimento a fonti ufficiali possono capire chi spiega cose corrette ed aggiornate.

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Si aspettava di avere un così ampio seguito, oppure è accaduto tutto un po’ per caso?

È accaduto per caso. Avevo il desiderio di parlare della mia professione. Ero neo laureata e volevo lavorare non in ospedale ma sul territorio. Prima di propormi con il mio lavoro c’era però bisogno di informare riguardo cosa fa l’ostetrica e a quali bisogni risponde.

Io ancor prima di diventare ostetrica sono sempre stata appassionata di digitale, così ho unito queste due passioni nel portare a chi mi segue contenuti ostetrici aggiornati, video di approfondimento, condivisione di pensieri, attraverso il racconto del mio lavoro quotidiano e della mia storia personale.

Non rinuncerei mai al mio essere ostetrica a domicilio, adoro entrare in punta di piedi nelle case delle neo famiglie e palpare l’incredibile silenzio che incornicia la scoperta di un nuovo essere umano e che viene interrotto solo dal suo richiamo.

Allo stesso tempo mi sento pienamente realizzata facendo anche l’ostetrica online, potendo fornire assistenza anche a tutti i futuri genitori che mi scelgono per un feeling speciale che si è trovato anche se a chilometri di distanza!

È difficile riuscire a gestire quotidianamente l’impegno che richiede la community e ad incastrare sempre tutto tra lavoro, casa, bimbi?

Non è una cosa semplice. È un continuo divenire. Il mio lavoro è tutto questo. Il mio lavoro abbraccia anche l’aspetto dei social e di giorno in giorno cerco di trovare il giusto equilibrio tra tutti questi aspetti. Più spazio assumeva questa presenza online e meno disponibilità avevo per le domiciliari.

Si è tutto incastrato molto anche con le mie gravidanze. Quando il mio lavoro fisico in presenza si è fermato, ho avuto più modo di dedicarmi ai social e al lavoro e a distanza.

Uno dei suoi corsi più noti è “Parto Senza Paura”. Ma è davvero possibile affrontare un parto senza avere paura? Quali sono le paure più frequenti delle future mamme?

È possibile. Ci sono donne che partoriscono senza paura, ma ci sono anche donne che affrontano il parto con paura. Si può lavorare per averne meno, per dare un significato a questa paura ed al dolore, affinché la paura possa diventare uno strumento. Sicuramente il timore più diffuso tra le future mamme è quello dell’ignoto.

Con la gravidanza ci si avvicina ad una cosa molto grande, senza sapere bene cosa aspettarsi e con la sensazione di buttarsi nel vuoto. Sia per quando riguarda il parto, sia per come sarà la vita dopo.

La paura è legittima ma non deve bloccare, e ricordiamoci che anche il dolore serve sempre.

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Quando è possibile partorire a casa?

Indicativamente la richiesta per partorire a casa deve arrivare entro le 28/30 settimane, in modo che l’ostetrica possa valutare l’andamento della gravidanza. Il parto a domicilio si organizza ma può sempre cambiare durante il corso degli eventi.

L’ostetrica è in sorveglianza della mamma e del bambino e chi fa questa scelta sa che la strada può cambiare. Ad esempio se subentrano deviazioni dalla fisiologia, come un dato che non ci rassicura più.

Quali sono i servizi più richiesti che offre a domicilio e a distanza?

In questo periodo il servizio più richiesto è il corso pre parto online, richiestissimo per una mancanza di offerta. Questo perché se prima c’era una pluralità di proposte territoriali, adesso – complice la pandemia dell’ultimo anno – qualcosa si muove anche nell’online ma per lo più con proposte un po’ improvvisate. Molti genitori cercano una alternativa e trovano il mio corso online.

Sto ricevendo anche molte richieste di consulenze a distanza pre concezionali.

Il diventare mamma ha influenzato il suo lavoro?

Prima di diventare mamma ho avuto la fortuna di fare formazione con l’associazione Melograno sul maternage. Si è lavorato tantissimo sui bisogni delle mamme e questo mi aveva dato una buona base di partenza. Diventare mamma ha per me confermato quali sono i bisogni di una mamma, ma sono la stessa professionista che ero anche prima. Magari più ammorbidita sotto diversi aspetti…

Tra i nuovi progetti del 2021 c’è il Podcast “Nasciamo tutti così”…

“Nasciamo tutti così” è il primo podcast italiano di storie di parto. Ogni lunedì su Spotify con il racconto di una nuova nascita.

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Ci sono tanti modi per venire al mondo e spesso la nascita di nostro figlio è diversa da come l’avremmo mai immaginata. Condividerla e raccontarla è il primo passo per elaborarla, riascoltarla è emozionante ed incredibilmente prezioso per le future mamme in attesa di partorire.

La narrazione di questo evento viene fatta troppo spesso in termini negativi e riuscire a vedere un quadro più ampio, per le future mamme, può essere molto utile e bello.

Ringrazio Dalila Coato per il prezioso contributo a questo articolo.

“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza.

Elena Caracciolo giornalista ufficio stampa consulente comunicazione gestione social e siti Mantova Elena Caracciolo – Sono giornalista pubblicista, freelance, mi occupo di comunicazione ed uffici stampa per privati, enti pubblici, aziende e associazioni di volontariato, dalla consulenza alla strategia, gestisco siti web e social e sono ideatrice di progetti rivolti a donne e mamme. 

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Mindfulness per tornare a respirare

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Ti faccio un regalo

Ho scelto di offrire consulenze e sedute online di Mindfulness specifiche per donne, professioniste, mamme – ad un costo davvero mini.

Prenota!

Se scorri fino IN FONDO trovi tutte le informazioni utili.

In molte situazioni della vita in cui mi sono trovata sotto stress, magari ad incolparmi e giudicarmi, preoccupandomi davvero troppo e perdendo la giusta prospettiva delle cose… Magari qualcuno mi avesse regalato una seduta di Mindfulness!

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La Mindfulness è utile e ti aiuta nelle situazioni in cui ti succede di…

  • Sentirti stressata
  • Non riuscire a rilassarti
  • Sentire di non riuscire a fare tutte le cose che vorresti
  • Avere preoccupazioni, ansie, paure
  • Giudicare te stessa
  • Avere pensieri negativi verso il futuro
  • Non riuscire a goderti il momento presente
  • Rimuginare sul passato
  • Credere di non riuscire ad avere tempo per te stessa/o
  • Non riuscire a concentrarti completamente su ciò che stai facendo

I vantaggi delle consulenze Mindfulness online

La consulenza online individuale e su appuntamento, ti consente di gestire e ottimizzare al meglio il tempo, in totale sicurezza e comodità, con un percorso realizzato sulle tue specifiche esigenze.

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Lo sapevi?

Mediamente le persone dedicano al presente solo il 20% del loro tempo: il resto è diviso tra rimurginare sul passato e fantasticare sul futuro. Questo è alla base di ansia, stress, rabbia, frustrazione e di tutte le emozioni negative che influiscono sul benessere emotivo. La Mindfulness può servire potenzialmente a chiunque nella vita di tutti i giorni, ma si rivela particolarmente utile per chi si trova a fronteggiare situazioni di disagio.

Durante il percorso sarò sempre disponibile per rispondere a chiarimenti e consigli, anche fuori dall’orario della seduta.

Arricchire la propria professione con la Mindfulness

Forse non ci hai mai pensato, ma puoi inserire la Mindfulness anche nella tua professione per arricchire la tua pratica lavorativa e migliorare il rapporto con utenti, clienti, colleghi, dipendenti, soci.

Integrare nella propria quotidianità i contributi di Mindfulness permette di acquisire e migliorare le competenze professionali fondamentali nelle relazioni con le persone. Come la capacità di ascolto consapevole, elevati livelli di attenzione, di non giudizio, di gestione delle situazioni complesse, di riconoscimento e contenimento delle reazioni di stress.

Informazioni, costi, prenotazioni

INFO E COSTI OFFERTA PER DONNE, E SEDUTE SPECIFICHE PER MAMME E DONNE IN GRAVIDANZA

  • Pacchetto di 10 incontri (3 incontri GRATUITI + 6) -> 105 euro invece di 210 – offerta valida fino a gennaio 2021
  • Pacchetto di 5 incontri (1 incontro GRATUITO + 4) -> 60 euro invece di 115 – offerta valida fino a gennaio 2021
  • Pacchetto di 2 incontri (1 + 1) -> 30 euro invece di 40 – offerta valida fino a gennaio 2021
  • Incontri singoli -> 18 euro invece di 23 – offerta valida fino a gennaio 2021

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CONTATTI

Per prenotare o chiedere maggiori informazioni: 340.3818270 – angolodellacalma@gmail.com

Prenota il tuo incontro o chiedimi maggiori informazioni.

NOTA -> gli incontri sono online, individuali, personalizzati e organizzati sulle esigenze espresse – la durata è di 45 min.

(Ulteriori offerte sono riservate alle iscritte alla lista mamme Whatsapp e ad alcuni partner del progetto)

Opzione regalo

Se vuoi regalare a qualcuno che conosci l’opportunità di una seduta/consulenza di Mindfulness, riceverai gratuitamente una cartolina regalo digitale personalizzata – come quelli che vedi qui sotto – e potrai:

  • mandarla direttamente al tuo destinatario nella modalità che preferisci, ad esempio per mail o whatsapp
  • chiedermi di fare una sorpresa ed inviare al tuo destinatario la cartolina (in questo caso dovrai fornirmi il suo indirizzo mail)

Può essere un bellissimo ed originale regalo (anche dell’ultimo minuto) per qualsiasi occasione: compleanni, festività, anniversari, nascite, ricorrenze…! La cartolina va richiesta con un preavviso minimo di 48 ore.

 

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Se hai altre esigenze, preferisci avere un incontro solo conoscitivo, vuoi ulteriori informazioni o saperne di più, prenotati per una chiacchierata senza alcun vincolo.

Elena Caracciolo giornalista ufficio stampa consulente comunicazione gestione social e siti Mantova Elena Caracciolo – Sono giornalista pubblicista, freelance, mi occupo di comunicazione ed uffici stampa per privati, enti pubblici, aziende e associazioni di volontariato, dalla consulenza alla strategia, gestisco siti web e social e sono ideatrice di progetti rivolti a donne e mamme. 

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Due donne e artiste unite dall’olio Evo: Maripa, Bernulia e il Leone d’Oro

Due donne e artiste unite dall’olio Evo: Maripa, Bernulia e il Leone d’Oro

Questa è una storia di donne – Giulia e Maria Paola – e di olio. L’olio, un elemento così comune sulle nostre tavole, ma che dopo aver letto questo pezzo guarderai – e assaporerai – in un modo diverso.

Una storia come quelle con cui mi piace riempire questo spazio, nato per raccontare professioniste, mamme e non, donne che possano essere fonte di ispirazione ed esempio per altre.

Maripa e Bernulia

Maripa e Bernulia

Giulia Bernardelli – in arte Bernulia

Ho conosciuto Giulia nel luglio del 2015. Scrivevo a tempo pieno per la Gazzetta di Mantova e una mattina mi avevano incaricata di intervistare Giulia Bernardelli, in arte Bernulia.

Non sapevo chi fosse – nonostante la condivisione della stessa città – non l’avevo mai sentita nominare.

Giulia Bernardelli Bernulia

Bernulia

Ci eravamo date appuntamento in piazza Sordello per bere un caffè, sfidando i cento gradi che la terra gonzaghesca offre solitamente nei mesi estivi.

Mi erano bastati pochi minuti per iniziare a capire che proprio il caffè era tra gli strumenti di lavoro usati da Giulia. Caffè, liquido o in polvere, ma anche miele, cioccolato, spezie ed erbe aromatiche al posto dei colori, e cucchiaini, dita, stuzzicadenti invece che pennelli. Bernulia è capace di trasformare qualsiasi elemento in pura e meravigliosa arte.

E dopo la conoscenza con Maripa, l’olio è diventato in qualche modo un altro protagonista delle sue opere.

Giulia ed io ci siamo ritrovate nel 2019 ad una serata che mi ha visto moderatrice e presentatrice di un evento dedicato alle donne. In quel periodo ero incinta, in preda alle nausee, non avevo ancora dato la notizia pubblicamente e dovevo impegnarmi per fingere di essere in forma.

Presto diventerà mamma anche Giulia – mi perdonerà se lo scrivo qui, ma lo faccio con affetto – e chissà che forse non ci troveremo ogni tanto a confrontarci su tutto ciò che la maternità comporta.

Come al solito mi faccio prendere dalla voglia di scrivere, condividere e raccontare. Ora arrivo al dunque, promesso.

Bernulia e Maria Paola Gabusi – in arte Maripa

Qualche giorno fa, Giulia, sulla sua pagina Facebook, ha chiesto se ci fosse qualche giornalista disponibile a raccontare una storia di donne, arte ed eccellenza. Come non propormi? Ed eccomi qua a voler dare spazio ad un racconto che vi farà riconsiderare l’olio.

Del resto come è facile perdere di vista la preziosità di ciò che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi.

Bernulia e Maria Paola Gabusi (per tutti Maripa) si sono incontrate un anno fa a casa di Maripa. No, non una casa banale: un podere sul Lago di Garda attorniato da un uliveto secolare. L’occasione è stata quella del Leone d’Oro, un concorso indipendente molto selettivo sui migliori oli d’oliva del mondo e che per il 2020 vedrà la finale l’11 luglio.

Maripa

Maripa

Il concorso Leone d’Oro International

Il Leone d’Oro International è un concorso che premia i migliori olî extra vergine d’Oliva del mondo. È un concorso unico.

Si tratta di due giornate che da ormai tre anni Maripa organizza sul Lago di Garda: parte del percorso che viene mappato con i produttori che inviano i loro olî e che si affidano al processo di valutazione che inizia immediatamente dopo la fine della raccolta delle olive.

leone d'oro international
Per scelta, da quattro anni, con il Leone d’Oro viene assegnata una sola medaglia d’oro per categoria selezionandola in un ristrettissimo numero di nomination (8) che arrivano in finale.Maripa è l’anima e l’organizzatrice del Leone d’oro, ha fondato O’live & Italy – associazione per la promozione della cultura dell’olio – ed è Panel Leader di un comitato di assaggio professionale riconosciuto dal MIpaaf.

Il Queendom

Maripa e Bernulia condividono l’entusiasmo per la bellezza in ogni sua forma e per l’eccellenza, per il fascino dei dettagli e per le storie sincere.
Dopo pochi giorni dal loro primo incontro, Bernulia torna nel Queendom di Maripa sul Lago: camminano tra gli alberi raccogliendo fiori, terra, foglie e Maripa insegna a Bernulia a degustare l’olio tra sfumature ed emozioni.

Da quel momento nascono opere piene di cuore, di amore per la biodiversità, delle storie degli uomini che ancora ne hanno cura. Nasce una passione esponenziale.

L’olio protagonista

Bernulia scopre l’olio evo di altissima qualità ed inizia a guardarlo in un modo nuovo, più colorato e vero. Scopre ciò che nemmeno io probabilmente so e che ora mi incuriosisce più che mai.

Il loro scopo comune diventa quello di condividere tutto questo, soprattutto tra chi dell’olio sa poco e nulla: parole e immagini, profumi e progetti.
Maripa e Bernulia trascorrono molto tempo a contatto con uomini e donne che producono qualità scientificamente, con grande fatica e cuore.

bernulia

In ogni luogo visitato, Giulia ha realizzato una composizione o un disegno per non dimenticare quelle emozioni. A luglio ci sarà la ventinovesima premiazione del Leone d’Oro nell’uliveto di Maripa.

A me è bastato scrivere questa storia per volerci andare, prima o poi.

Chissà quante cose da vedere e quanto da raccontare…

E l’olio? Ne sento già il profumo.

 

I FINALISTI

IL PROGRAMMA 

Come la legge sulla maternità non tutela mamma e bambino

Come la legge sulla maternità non tutela mamma e bambino

“Elena perché non scrivi che la maternità qui in Italia funziona uno schifo e non tutela affatto le donne che lavorano?”
 
“Mi piacerebbe avere un altro figlio, ma sono passati solo due anni dal primo e mi sa che se resto di nuovo incinta in qualche modo mi licenziano”.
 
I pensieri di due amiche credo siano gli stessi di tante tantissime altre mamme ed anche di non mamme.
 
 
Tengo subito a precisare che, come sempre, ciò che scrivo non può essere e non ha la pretesa di essere condiviso da tutti. Cerco di racchiudere in una modesta manciata di parole le esperienze della maggior parte delle persone con cui mi trovo a confrontarmi, a chiacchierare, ad aiutare nel mio piccolo e per quanto riesco a fare.
 
Lo voglio ricordare: sono convinta che le reti di aiuto siano un’arma potentissima per combattere le emozioni negative e per moltiplicare quelle positive.
 

La maternità in Italia

 
In estrema sintesi (rimando per completezza al sito del girone infernale nominato Inps dove la questione è approfonditamente spiegata in lingua aliena). Nelle situazioni ordinarie in cui mamma e bimbo sono in salute per tutta la gravidanza, la mamma può astenersi dal lavoro due mesi prima della data presunta del parto e avrà un bonus fedeltà per l’astensione di altri tre mesi dopo il parto.
 
In alternativa, grazie alla super recente riforma per andare moltissimo incontro alle donne che lavorano, la mamma può continuare a lavorare più o meno finché non sentirà il primo vagito del bambino, segno della nascita, stando comodamente in ufficio. Come premio potrà allora usufruire di cinque mesi di astensione dopo il parto.
 
Poco importa che le ultime settimane di gravidanza siano una costellazione di notti in bianco, di corse a cercare un bagno per fare pipì ogni ottodieci minuti, di sbalzi d’umore, di paure ed ansie, di affanno nel salire le scale, di esami, di fragilità emotiva e fisica.
 
Per chi non ci aveva mai pensato ebbene sì, un pancione che contiene un mini umano in costante crescita non è un dettaglio completamente trascurabile per quelle che se lo portano in giro e per chi sta loro accanto.
 
Esiste poi il congedo facoltativo. La bacchetta magica che consente di proseguire l’astensione dal lavoro dopo i tre mesi della creatura, per altri sei.
C’è forse una fregatura? Certamente.
Lo stipendio della mamma viene altrettanto magicamente assottigliato fino al trenta percento. Con la stessa delicatezza di un Alohomora lanciato da Hermione già nel primo Harry Potter per aprire una serratura. Un vero incantesimo.
Del resto non ci sono spese per mantenere un nuovo componente della famiglia. Sciocco chi lo pensa. Anzi, quasi quasi si risparmia quindi mica serve lo stipendio pieno.
 
Come dici? Tu che leggi sei una libera professionista e non hai nemmeno questa possibilità perché ad un certo punto se non lavori non guadagni? Ah beh, un po’ te lo sei cercata, lo Stato non può tutelare tutte tutte le categorie.
 
Colpa delle donne che vogliono essere madri e pure proseguire nel portare avanti la carriera.
E poi appunto si tratta di una scelta facoltativa, cioè fatti tuoi.
 
Per banalizzare la faccenda, un neonato di tre mesi viene quindi considerato praticamente autonomo e non bisognoso della mamma. Nella foto dell’anteprima potete vedere i piedi di mia figlia di tre mesi. Misurano sette centimetri e mezzo e lei non sa nemmeno ancora quasi di averli e a che cosa servano. Però attenzione: le manine le ha già scoperte settimane fa, quindi in effetti perché mi preoccupo tanto.
Tra l’altro ora c’è nell’aria questa nuova proposta. Il Governo sta studiando la possibilità di estendere il congedo obbligatorio per la nascita da cinque a sei mesi totali prevedendo che il papà ne utilizzi il 20%. Un mese.
 
Caspita! Grazie!
 
 
 
 
In Italia siamo ancora distanti quanto la Terra e Plutone dall’avere una riforma che tuteli, incoraggi e protegga – perché sì, c’è bisogno di protezione – le donne mamme con un’occupazione, che impedisca ai datori di lavoro di approfittarsene e che renda la società un luogo accogliente per i nuovi nati.
Una vera politica di conciliazione lavoro-famiglia ancora non esiste.
 

I bambini hanno bisogno della mamma

 
Non è una frase di comodo, non è una banalità, non è una leggenda.
Il corpo di una donna impiega nove mesi per creare un mini umano, mentre si pretende che tre mesi, cinque mesi, sei mesi di vita, siano sufficienti a rendere un bambino autonomo e non più estremamente dipendente dalla mamma o dalla sua figura genitoriale di riferimento.
Un bambino come ogni cucciolo per crescere, ha bisogno di una mamma fisicamente e mentalmente presente, il più possibile serena e tranquilla.
Non di una mamma preoccupata, in ansia.
Le preoccupazioni e le ansie sono già parte di lei dal momento in cui sa di essere incinta, aumentano fino al parto, per non parlare dell’istante in cui torna a casa con la creaturina.
E questo nelle situazioni ordinarie in cui non ci sono complicazioni.
 
Un bambino ha bisogno di contatto, di sorrisi, di cure, di attenzioni. Ha bisogno di farsi conoscere e capire, di avere fiducia.
Un bambino ha bisogno di presenza fisica costante, di sguardi, di baci, di coccole, di essere cullato, di sentire canzoncine e parole dolci. A tre mesi mangia ancora ogni tre ore e chi può allatta. Chi non può prepara biberon. Per farsi capire piange e in alcuni giorni piange spesso, perché questo è il suo modo di comunicare. Chi può capirlo e consolarlo è la mamma.
Anche la mamma ha bisogno del suo bambino (ma anche di ricominciare a volte a dormire, a mangiare regolarmente, a capire come gira di nuovo il mondo). Lei nasce insieme a lui.
 
Crescere al meglio un bambino ponendo delle basi solide per l’adulto che diventerà e tutelare una mamma non è una cosa superflua, non è un di più. È un investimento sul futuro della società in cui viviamo. Una mamma ed un bambino il più possibile felici, tranquilli, sereni, saranno in futuro una spesa minore per la collettività ed una risorsa maggiore.
 
Il costante aumento di neo mamme costrette a dimettersi dovrebbe far riflettere.
 
 
“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza. 

Elena Caracciolo giornalista ufficio stampa consulente comunicazione gestione social e siti Mantova Elena Caracciolo – Sono giornalista pubblicista, freelance, mi occupo di comunicazione ed uffici stampa per privati, enti pubblici, aziende e associazioni di volontariato, dalla consulenza alla strategia, gestisco siti web e social e sono ideatrice di progetti rivolti a donne e mamme. 

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Il miglior regalo di Natale che ci si possa fare: prendersi del tempo

Il miglior regalo di Natale che ci si possa fare: prendersi del tempo

Volevo scrivere una accurata riflessione su come funziona (male) la maternità in Italia.
Come è cambiata l’obbligatoria con la nuova flessibilità, la facoltativa e cosa succede invece per chi è libera professionista. Quali diritti (non) ci sono. Avevo raccolto diverse esperienze da pubblicare e selezionato i siti informativi più autorevoli in merito.

Poi è successa una cosa.

Così ho deciso di cambiare programma, mettere per un momento da parte tutto e scrivere con il cuore.

È successo che mi è comparso davanti agli occhi un articolo su come ottimizzare il tempo dell’allattamento (o del biberon, a seconda delle situazioni) nelle prime fasi di vita del bambino e rientrare presto al lavoro.
In sintesi: subito dopo il parto, con una mano puoi nutrire la tua creaturina mentre con l’altra puoi essere operativa al pc rispondendo alle mail, creando progetti, stare al telefono con capo, colleghi e clienti.
Durante l’allattamento, uno dei momenti più delicati proprio nelle prime fasi di vita.

Avete capito bene?

Ciò che avrei voluto scrivere sulla maternità era proprio che ogni cosa va contro il prendersi del tempo per la cura di se’ e del proprio figlio. Ogni nuova normativa non va nella direzione della vera tutela della donna e mamma, ma nella direzione del lavorare il più possibile. Durante la gravidanza, dopo la gravidanza, durante il parto magari. Perché no, del resto per diverse ore le mani sono entrambe libere e qualche scema in senso buono (come me) finisce davvero per rispondere ad un paio di mail.

Prendersi del tempo, e parlo di quello che spetterebbe ad ogni neo mamma, in questa società è a volte considerata una colpa.
Attenzione: lo stesso discorso vale per ogni momento di fragilità della vita. Una malattia, un infortunio, un lutto, una delusione. Fragilità non solo del corpo, anche dell’anima.
Non è più permesso essere fragili e rallentare o addirittura fermarsi per un periodo.

A maggior ragione per chi è incinta e diventa mamma. Quando alla fine tutto va bene è un avvenimento bello, felice, quindi ancora di più è una colpa prendersi del tempo.

Bisogna fare, correre, andare, ricominciare.
È quasi impossibile rallentare quando cresci in un mondo che ti fa sentire immediatamente in difetto.
Durante la gravidanza, se in alcune giornate proprio non riuscivo ad essere produttiva, subito qualcuno mi ricordava che non avevo fatto niente e avrei invece avuto tempo.
La stessa cosa è successa più volte dopo il parto.

Come a me, a tantissime altre donne che so essersi trovate esattamente nella stessa situazione.

Portare avanti una gravidanza, partorire, crescere un neonato non è fare niente. È una cosa enorme. Meravigliosa, sì. Che richiede un impegno psicologico e fisico gigantesco.

Tornando a quell’articolo, e peccato non fosse firmato altrimenti avrei cercato di rintracciare chi lo ha scritto, allattare (al seno o con il biberon) non significa avere del tempo libero.
Qualunque mamma, con quella famosa mano libera, farà spesso qualcosa d’altro senza che nessuno debba suggerirlo, perché qualunque mamma si trova a fare anche cinque attività in contemporanea.
Anche lavorare quando una se la sente. Ma la scelta deve essere libera.

Ciò che ritengo profondamente sbagliato è che gli input esterni siano tutti verso il continuare a correre.
I bambini di oggi (e il motivo per cui ne nascono sempre meno è sotto il nostro naso) sono gli adulti di domani. Le basi che vengono messe dai genitori, o dalla famiglia in generale, nei primi giorni, mesi, anni di vita possono fare la differenza rispetto alla persona che crescerà.
La società dovrebbe insegnare che prendersi del tempo per accudire un bambino è fondamentale.
La società invece insegna che è meglio fare alla svelta, perché se ti fermi un attimo in più potresti ritrovarti senza un lavoro. E allora come la manterrai in futuro quella piccola persona?

Il mio augurio per questo Natale è rivolto a chiunque stia attraversando una fase di fragilità della propria vita: se puoi rallenta e prenditi del tempo. Un domani ti guarderai indietro e ti ringrazierai per averlo fatto.

Quando è stata l’ultima volta?

 

“Mamma…e adesso?”. Scrivimi per raccontare la tua esperienza.