La festa della mamma ricordando le mamme e il mondo del lavoro precario
La festa della mamma.
Invece di stilare articolati studi e report annuali sul calo delle nascite in Italia, basterebbe chiedere alle mamme.
Le mamme continuano ad essere penalizzate, anche in questa emergenza.
Un’emergenza in cui, nell’era del precariato, non ci sono tutele concrete per le mamme lavoratrici precarie.
Non c’erano tutele prima, adesso peggio che mai.
Ben pochi salvagenti anche per le mamme libere professioniste.
E se per le mamme con un contratto solido non c’è la preoccupazione di come guadagnarsi lo stipendio, resta comunque quella di come occuparsi al meglio dei figli in questo momento critico.
I social si riempiranno di auguri, di belle foto, di parole affettuose.
Ognuno, nel fare o leggere gli auguri ad una mamma si dovrebbe ricordare di quanto oggi siano ancora penalizzate e discriminate. In tanti modi diversi.
Ci sono mamme che non hanno un compagno, i nonni a due passi o altri parenti vicino su cui fare affidamento.
Ci sono mamme che in questa emergenza sono rimaste totalmente sole.
Ci sono mamme in smart working che rispondono alle mail mentre allattano, programmano gli orari delle telefonate in base a quelli delle videolezioni, partecipano a riunioni su Skype sedute sul pavimento mentre si inventano giochi e intrattenimenti.
Ci sono mamme che vivono in pochi metri quadri, senza balcone o giardino, con due o più figli costretti in casa.
Ci sono mamme che perdono il posto di lavoro durante la gravidanza.
Ci sono mamme che rientrano dalla maternità e si trovano spostate di ufficio o di settore senza preavviso.
Ci sono mamme che per il mondo del lavoro non importa se hanno titoli di studio, competenze ed esperienza, perché restare incinta e crescere un figlio diventa un ostacolo alla carriera.
Ci sono mamme che vorrebbero diventarlo di nuovo, ma hanno un contratto a tempo determinato e sanno che non verrà rinnovato in caso di gravidanza.
Ci sono mamme che ancora non lo sono per paura di perdere il lavoro.
Oggi, domani, finché non ci saranno interventi concreti e stabili a tutela della famiglia.
Non serve pagare dei super esperti per stilare articolati studi e report annuali sull’analisi del calo delle nascite in Italia.
È sufficiente chiedere alle mamme.
La tendenza di comodo – nei più differenti ambiti – è però spesso quella di cercare soluzioni ad un problema, senza coinvolgere chi del problema fa parte e lo vive quotidianamente.
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